Slot, una su tre via entro un anno Limiti d’orario, palla ai Comuni 

Gioco d’azzardo. Con la legge sui limiti dai luoghi “sensibili” il calo è stato del 5,5%. La Provincia: «I sindaci possono intervenire». Stanchina: «Difficile. Per un’ordinanza servono studi specifici che dimostrino l’emergenza»


Chiara Bert


Trento. La legge provinciale “taglia slot”, quella che nel 2015 ha imposto i limiti di distanza (300 metri) dai luoghi “sensibili”, ha sì tagliato le famigerate macchinette mangiasoldi, ma ancora poco: meno 5,5% in due anni, in particolare le videolottery (che raccolgono un maggior volume di gioco per macchina) sono calate da 474 a 424 (-10,5%), le new slot da 3156 a 2982 (-4,6%). Complessivamente gli esercizi (bar, edicole) che offrono la possibilità di giocare d’azzardo sono diminuiti da 690 a 596, meno 13,6%.

Rispondendo a un’interrogazione dei consiglieri del M5S Filippo Degasperi e Alex Marini, l’assessora provinciale alle politiche sociali Stefania Segnana ricorda che la legge trentina approvata quattro anni fa per disincentivare l’accesso al gioco, ha impedito di collocare nuovi apparecchi nelle zone cosiddette sensibili (scuole, ospedali, luoghi religiosi, centri di aggregazione giovanili); tuttavia gli effetti più importanti si avranno a partire da agosto 2020, termine entro il quale tutte le macchinette localizzate entro le “aree off limits” dovranno essere rimosse: per allora si stima che la riduzione interesserà oltre un apparecchio da gioco su tre. La scadenza del 2020 varrà però solo per tabacchini e bar, mentre per le sale giochi è stata spostata in là di due anni, al 2022, grazie a un contestato emendamento approvato l’estate scorsa dal consiglio provinciale.

Il nodo dei limiti d’orario

C’è poi un altro strumento che potrebbe ridurre il gioco d’azzardo: i limiti di orario di accensione di slot e videolottery. Nel 2017 il consiglio provinciale aveva adottato un ordine del giorno per replicare in Trentino l’esempio adottato dal Comune di Torino. «Dopo più di un anno di tale impegno si sono perse le tracce. I comuni (da ultimo Arco) si nascondono dietro una supposta mancanza di competenze sul tema orari (che peraltro il caso Torino smentisce) e reclamano una presa di posizione da parte della Provincia», lamentano i consiglieri 5 Stelle.

L’assessora Segnana spiega che le verifiche attuate hanno confermato che i Comuni hanno la facoltà di limitare gli orari con propri provvedimenti. Ma è l’assessore alle attività economiche del Comune di Trento, Roberto Stanchina, ad ammettere lo stallo: «La nostra possibilità d’intervento deve essere supportata da precisi studi scientifici e da un'adeguata istruttoria relativa al territorio specifico, i dati generali sulla ludopatia dell’Azienda sanitaria non sono sufficienti. Il rischio di soccombere di fronte ai ricorsi degli esercenti, e dunque di dover pagare i danni, è ancora troppo alto».













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