Sindrome metabolica?  Il farmaco (forse) c’è già 

La scoperta. Frutto di uno studio di Cosbi e Cibio: la patologia colpisce oltre il 35% degli over 50 nei paesi occidentali. L’Ibrutinib è un medicinale già in commercio per la cura di altre malattie


Martina Bridi


Trento. Il “riposizionamento”, o “drug repurposing”, è un approccio sempre più usato nella ricerca farmacologia che permette di capire se un farmaco già noto può essere utilizzato per il trattamento di sintomatologie diverse da quelle per le quali era stato inizialmente creato. la rivoluzione introdotta dal “riposizionamento” ha una nuova importante conferma in uno studio pubblicato qualche giorno fa sulla rivista internazionale nature communications da cosbi e dipartimento cibio.

La sindrome metabolica è una patologia che colpisce oltre il 35% degli ultracinquantenni nei paesi occidentali e potrebbe essere trattata con l’ibrutinib, un farmaco già in commercio per la cura di altre malattie. il farmaco testato anche in laboratorio si è rivelato in grado di contrastare l'infiammazione che accompagna l’accumulo di lipidi. saranno necessari ulteriori studi, in particolare di tipo clinico, prima che le evidenze sperimentali si traducano in una nuova terapia per la sindrome metabolica.

Lo studio è frutto di un lavoro fianco a fianco tra due gruppi di ricerca, il cosbi (fondazione the microsoft research - university of trento centre for computational and systems biology), che ha sviluppato competenze informatiche sui big data, e il dipartimento cibio, specializzato in biologia e genomica.

Tutto parte dai big data: i farmaci esistenti e, in particolare, le loro proprietà molecolari sono stati analizzati attraverso un nuovo algoritmo messo a punto al cosbi per capire se fosse possibile applicarli anche per altri tipi di patologie, accorciando così i tempi per gli utenti finali, i pazienti affetti da malattie ancora difficili o ancora impossibili da curare.

I risultati sono incoraggianti, come spiega enrico domenici, presidente del cosbi: “abbiamo testato il nuovo algoritmo per cercare nuove terapie per sindrome metabolica, una condizione ad elevato rischio cardiovascolare e di diabete di tipo 2, che si verifica quando si combinano obesità, dislipidemia (vale a dire l'incremento dei livelli di colesterolo e/o di trigliceridi), ipertensione arteriosa e il diabete. abbiamo individuato i geni mutati responsabili di queste alterazioni e abbiamo poi cercato nelle banche dati farmaceutiche molecole già registrate che possano interagire con i network che questi geni formano nel tessuto adiposo, nel fegato e nei muscoli. per eseguire una ricerca tanto complessa abbiamo impiegato un nuovo approccio computazionale che misura la “distanza” tra le proteine con cui interagisce il farmaco e quelle presenti nei network coinvolti nella malattia”.

Il risultato di questa analisi computazionale è stato poi verificato al cibio su larve di zebrafish per testare una risposta effettiva al farmaco. lo spiega la responsabile dell'unità di ricerca del dipartimento cibio, maria caterina mione: “con la somministrazione di questo farmaco in laboratorio abbiamo avuto prova di come sia possibile arginare gli effetti devastanti dell’obesità indotta da una dieta ricca di grassi. il farmaco infatti è riuscito a contrastare l'infiammazione che accompagna l’accumulo di lipidi. testare l'efficacia di un farmaco già in commercio permette di saltare tutta una serie di passaggi lunghi e impegnativi che sono necessari prima di immettere un nuovo prodotto sul mercato, dato che la tolleranza e la sicurezza del farmaco sono già garantiti a monte”.













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