Seconde case, la giunta vuole rivedere la “legge Gilmozzi”
Edilizia e lavori pubblici. L’obiettivo era intervenire subito, ma si è preferito attendere una verifica sulla situazione dei Comuni dove vige il divieto di costruire. Fugatti: «Agiremo senza ideologia, ma ce lo chiedono le categorie economiche»
Ma cosa prevede la legge gilmozzi? la norma risale al 2005 e prende il nome del suo proponente, l’ex assessore mauro gilmozzi. la legge venne pensata per limitare l’edificazione di case ad uso turistico e si applica esclusivamente ad una serie di comuni trentini che vengono classificati come “a vocazione turistica”. La norma permette la costruzione di nuovi edifici residenziali solo se rispettano un vincolo: devono essere destinati ad abitazione principale del fruitore finale. Non necessariamente il proprietario, dunque. Questi potrebbe infatti acquistare uno o più immobili come investimento e darli in locazione, purché i locatari li utilizzino come prima casa.
La giunta provinciale voleva mettere mano alla norma in modo sostanziale già qualche mese fa, ma alla fine ha preferito aspettare. Che cosa? Di svolgere una ricognizione precisa nei 70 comuni in cui vige il divieto previsto dalla legge, per capire se sussistano ancora le condizioni che giustificano il divieto di edificare seconde case o se, al contrario, è ipotizzabile pensare di riaprire alla possibilità di costruire edifici turistici.
In attesa di verificare questa ricognizione, la giunta ha mandato avanti - inserendole nel ddl semplificazione - alcune modifiche minori della Gilmozzi, che prevedono la possibilità di utilizzare anche in chiave turistica alloggi destinati a residenza ordinaria in casi specifici. Ad esempio per trasferimento del domicilio del proprietario dovuto a motivi di lavoro o di studio provati in maniera adeguata; in caso di acquisto per successione mortis causa, per un periodo massimo di tre anni; o infine in caso di mancato utilizzo da parte del proprietario per motivi di salute, debitamente certificati, per il periodo di cura o ricovero presso istituti di cura e assistenza.