Scuola di Medicina, costi più alti di Harvard

Il progetto solleva molte critiche in ambienti accademici e tra i professionisti, secondo le stime ogni studente costerebbe più di 170 mila euro all’anno


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. La battuta più frequente che si sente pronunciare negli ambienti medici trentini a proposito della Smit, la futura scuola di medicina, è eloquente: «Costerebbe molto meno mandare i nostri studenti tutti ad Harvard». E in effetti la stessa proposta presentata dal professor Gianfranco Gensini, ordinario alla Facoltà di Medicina di Firenze, lascia pensare che i costi saranno quanto meno alti. La proposta prevede la frequenza di 30-40 studenti all’anno. Considerando che il costo calcolato a spanne dallo stesso comitato guida che deve studiare la questione va dai 5 ai 10 milioni di euro all’anno, si può facilmente calcolare che ogni futuro medico costerà al Trentino una somma che va da 170 mila a 340 mila euro. Un vero sproposito. Ma non l’unico, almeno secondo i tanti critici della cosiddetta medical school che la Provincia autonoma vorrebbe aprire in Trentino con l’aiuto dell’Università di Firenze.

Il progetto ha sollevato un vero fuoco di sbarramento con critiche su tutti i piani. In molti attaccano la scelta dell’Università di Firenze, facendo notare che il Trentino ha un rapporto storico con l’Università di Verona e con quella di Padova, tanto che la Provincia finanzia borse di studio per medici già laureati che seguono scuole di specializzazione presso queste università. Altre critiche fanno notare che il progetto, racchiuso in 25 pagine, prevede l’iscrizione alla facoltà di Firenze. La scuola durerebbe 3 anni, la seconda metà del percorso universitario. Quindi, i trentini che volessero frequentarla, dovrebbe iscriversi prima nel capoluogo toscano. Altri dubbi vengono sollevati proprio sulla natura del progetto. C’è chi fa notare che il Trentino avrebbe bisogno più di una scuola di specializzazione per laureati in medicina che di un corso universitario di base. Infine, molti criticano il mancato coinvolgimento dell’Università di Trento. Da altre parti, si fa notare che forse era il caso di puntare sull’Euregio e sul rapporto con Bolzano e Innsbruck.

Le critiche vengono da singoli medici, come il dottor Mario Cristofolini, ex presidente del Consiglio provinciale, ma anche dall’associazione Armet e dal presidente dell’Anpo, l’associazione dei primari trentini, Enzo Galligioni. Non ultimi, anche gli studenti di medicina trentina, riuniti nell’associazione Astmed hanno espresso preoccupazione. Ma ricostruiamo la vicenda per gradi.

Il progetto. La proposta preliminare è stata avanzata dal professor Gensini nel luglio 2012. L’ultima versione è del novembre 2012. La giunta provinciale il 9 novembre 2012 ha approvato una delibera dal titolo «Prime linee di indirizzo per una Scuola di Medicina in Trentino». Nella delibera si prevede di disporre un piano di fattibilità e di nominare il comitato guida che valuti questo piano. E qui la prima stranezza. Il comitato guida, infatti, è composto innanzitutto dal professor Gensini, ovvero chi avanza la proposta sarà anche chiamato a valutarla. Con lui due dirigenti della Provincia, Livia Ferrario e Marco Tomasi, il direttore dell’Azienda sanitaria Luciano Flor, un rappresentante della Fbk, il presidentge dell’Ordine dei medici Giuseppe Zumiani e un rappresentante dell’Università. Da subito, appare che il ruolo dell’Fbk è preponderante rispetto a quello dell’Università. Per questo fin dall’anno scorso il senato accademico ha assunto posizioni molto dure, come del resto il nuovo rettore Daria De Pretis.

Il percorso formativo. La proposta prevede che la scuola inizi l’attività col quarto anno, quindi di costruire un triennio di laurea magistrale in medicina e chirurgia. Si tratterebbe di una scuola in tre lingue, inglese, tedesco ed italiano. Una scuola con un approccio innovativo «di sistema», ovvero non settoriale. L’insegnamento avverrebbe per processi, ovvero più pratica e meno didattica frontale.

I costi. La proposta sorvola molto sui costi, forse perché, come sottolinea l’assessore alla Salute della Provincia Ugo Rossi «siamo ancora in una fase preliminare». Da più parti, però, è stata prevista una spesa che si aggira dai 5 ai 10 milioni di euro all’anno per 35-40 studenti. Un costo da molti considerato eccessivo. Questo considerando anche il fatto che gli studenti di medicina trentini sono molti di più. Attualmente sono circa 300 e sono iscritti soprattutto a Verona e a Padova, qualcuno è iscritto a Bologna o in altre università dell’Emilia Romagna. A Firenze ce ne sono pochissimi. L’assessore Rossi difende l’idea: «I costi previsti sono ancora indicativi. Ovviamente tutto deve essere ancora studiato. Io faccio notare che sono legislature che si parla di una scuola di medicina e che noi abbiamo iniziato a farla concretamente».













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