Sangue, ora c’è chi non vuole donare 

Le paure. Ma l’Avis e la Lega Pasi Battisti sono riusciti in queste settimane a compensare il calo legato alla paura del contagio del coronavirus con persone nuove o anticipando gli appuntamenti. Finora, grazie ai volontari delle associazioni, è stato quasi mantenuto il ritmo precedente



Trento. L’incubo coronavirus ha fatto crollare le donazioni di sangue. Lo segnalazione il Centro nazionale sangue e il Civis, il coordinamento delle associazioni di donatori. A rischio sono le cure per almeno 1800 pazienti. Accade in tutto il paese, ma non in Trentino, dove il senso civico dei donatori e l’organizzazione dell’Avis e delle altre associazioni di donatori, come la Lega Pasi Battisti, fa in modo che ancora le donazioni seguano lo standard solito. Ci sono alcune disdette da parte di donatori che temono di poter essere contagiati in qualche modo dal virus, ma vengono ampiamente tamponate dallo zelo degli operatori delle associazioni che chiamano altri donatori chiedendo loro di anticipare la donazione prevista più in là nel tempo. Un’opera che gli operatori e i volontari dell’Avis di Trento hanno svolto anche ieri, sabato, con impegno e dedizione. Questo al momento permette, come spiega il presidente regionale dell’Avis Franco Valcanover, di tenere il ritmo delle donazioni: «I donatori possono stare tranquilli. Noi abbiamo adottato tutta una serie di precauzioni per evitare il rischio di contagio. Innanzitutto, la donazione in sé è molto sicura,. Vengono usati tutti materiali monouso e con mille precauzioni. Non c’è alcuna possibilità di contagio anche perché il passaggio del virus non avviene per via ematica, ma per altre vie. Poi abbiamo pensato anche a ridurre al minimo i tempi di attesa al fine di eliminare il pericolo di contagio attraverso il contatto con altri donatori potenzialmente positivi al coronavirus. Quindi ai donatori viene dato appuntamento a un’ora precisa. Ci si presenta al centro per le donazioni e si entra subito senza possibilità di incrociare altri donatori in sala d’attesa. In questo modo evitiamo i contatti. Ci siamo attivati per rispettare tutte le norme di sicurezza».

Il presidente Valcanover spiega inoltre che viene sempre fatto un questionario a tutti i donatori che devono dire se nelle settimane precedenti hanno frequentato luoghi a rischio o hanno avuto contatti con persone a rischio o se hanno avuto malattie come la febbre o il raffreddore: «Noi ci stiamo dando da fare. Stiamo chiamando tutti i donatori per fare informazione, per spiegare che non c’è alcun pericolo e che si deve avere fiducia. Spieghiamo che donare sangue è importante e ancora più importante è donarlo ora in una situazione di emergenza come questa. Noi abbiamo circa 20 mila donatori che fanno circa 25 mila donazioni in Trentino. Il nostro fabbisogno è di circa 19 mila sacche all’anno. Quindi contribuiamo in maniera importante anche al fabbisogno nazionale. Bisogna continuare a donare per aiutare chi sta male. Soprattutto in un momento in cui nel resto del paese le donazioni sono in calo. Per questo la nostra opera è sempre più intensa. Ci sono persone che hanno bisogno di sangue e i donatori trentini sono da sempre molto sensibili. Si deve andare avanti su questa strada anche perché non c’è nessun pericolo. Possiamo reggere il normale ritmo delle donazioni e io devo ringraziare e molto tutti i donatori che continuano a donare. E anche gli operatori che si stanno dando da fare per organizzare il tutto. La loro è una grande opera».

Anche Enrico Paissan della Lega Pasi Battisti spiega che il Trentino è in controtendenza rispetto al resto d’Italia: «La nostra è una piccola associazione. Abbiamo 600 donatori in tutto, ma abbiamo anche un alto tasso di donazioni. Questo grazie alla fiducia che i donatori hanno in noi. E questa fiducia si è vista anche in questa emergenza. In queste settimane abbiamo avuto solo un caso di rinuncia alla donazione. Tutti gli altri hanno continuato a donare. Ed è importante per poter aiutare le tante persone che hanno bisogno di sangue. Il sangue donato in Trentino va ad aiutare anche persone di fuori provincia e mostra come il nostro sia un popolo altruista e con un alto senso di responsabilità. Cosa del resto che viene dimostrata anche dalle tante associazioni di volontariato della provincia che svolgono un’opera benemerita».

U.C.













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