Quota 100, la beffa del Tfr per i dipendenti provinciali 

Il miraggio della buonuscita. Piazza Dante ha fatto sapere che pagherà le buonuscite solo alla scadenza dei requisiti della Fornero. Per qualcuno ci potrebbero volere anni


Ubaldo Cordellini


Trento. Dopo quaranta e passa anni di lavoro quota 100 a molti era sembrata una via d’uscita onorevole per accorciare la strada per la pensione. Per non arrivare all’età oggettivamente alta richiesta dalla legge Fornero, molti, sia nel pubblico che nel privato, hanno sperato nella scorciatoia offerta dal governo gialloverde. Tanto che sono già state presentate all’Inps 1.165 domande di pensionamento con quota 100. Anche molti dipendenti provinciali hanno presentato, già all’inizio dell’anno, domanda sperando di poter andare prima in pensione. E pazienza se l’assegno mensile sarà un po’ più scarso rispetto a quanto avrebbe avuto andando in congedo con i requisiti della Fornero. Hanno pensato che andare in pensione qualche anno prima vale qualche sacrificio economico. Ma nelle scorse settimane hanno avuto un’amara sorpresa. Infatti all’ufficio del personale hanno spiegato che la Provincia non avrebbe pagato il Tfr entro i 90 giorni dall’uscita, come accade per tutti i pensionati, ma alla scadenza dei criteri previsti dalla legge Fornero, ovvero con i 42 anni e 10 mesi di lavoro per gli uomini e 41 anni e 10 mesi. Questo significa che molti prenderanno il Tfr anche con alcuni anni di ritardo. E i beffati rischiano di essere molti se questa decisione si dovesse applicare a tutti i dipendenti pubblici del comparto provinciale. Una vera e propria beffa per chi aveva già fatto tutti i suoi conti puntando sul Tfr. Da notare, infatti, che i dipendenti provinciali prendono il trattamento di fine rapporto entro 90 giorni dal congedo in base a una norma che prevede esplicitamente questa possibilità. I dipendenti che sono andati a chiedere chiarimenti in Provincia fanno notare che il limite dei 90 giorni è anche inserito nel contratto di lavoro. Ma all’ufficio del personale hanno spiegato che per chi ha optato per quota 100, che lo ricordiamo prevede la possibilità di andare in pensione per chi ha almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, non si applicherà il limite dei 90 giorni dall’uscita per il versamento del Tfr. Anzi. È stato deciso un criterio ancora più restrittivo rispetto a quello nazionale. I dipendenti pubblici che vanno in pensione con quota 100, infatti, a livello nazionale ricevono subito 45 mila euro e il resto lo ricevono a rate di 15 mila euro all’anno. All’ufficio del personale della Provincia, invece, hanno spiegato che sarà applicato il criterio della Fornero. Quindi chi ha, ad esempio, 40 anni di contributi, dovrà aspettare 2 anni e 10 mesi per avere il Tfr. Una vera e propria beffa per chi conta su quei soldi per dare un aiuto ai figli o per comprarsi casa. Adesso rischia di rinviare tutti i piani anche di parecchio tempo. E il problema riguarda non poche persone. Al momento i provinciali che hanno presentato la domanda per andare in pensione con quota 100 sono 90, ma potrebbero aumentare. Infatti in molti se ne stanno alla finestra per vedere come va a chi si è fatto avanti per primo. Non solo. Si tratta di vedere che regola verrà applicata a tutti gli altri dipendenti del cosiddetto comparto provinciale, ovvero anche i dipendenti dell’Azienda sanitaria, dei Comuni e della Scuola. Secondo i dati Inps, attualmente in Trentino sono state presentate 1165 domande di cui 684 per la gestione privata e 481 per la pubblica. Sono già state liquidate 481 domande di cui 403 per la gestione privata e solo 78 per la gestione pubblica. Quest’ultimo dato è ancora basso perché le amministrazioni sono in ritardo nell’inviare i documenti.

Per avere chiarimenti il consigliere provinciale Filippo Degasperi ha presentato un’interrogazione in Consiglio provinciale. Questo anche perché l’anno scorso, quando alcuni comuni avevano avuto problemi di cassa e non avevano i fondi per pagare il Tfr entro i 90 giorni, fu trovata una soluzione con le banche che anticipavano i soldi e poi si facevano rimborsare dagli enti in cambio di interessi bassi. Ora l’auspicio dei lavoratori è che si trovi una soluzione simile. Beppe Pallanch della Cisl è durissimo: «È una situazione inaccettabile. I lavoratori hanno versato i contributi e anche la quota Tfr. Adesso hanno diritto ad andare e a ricevere senza ritardi il dovuto. Tanto più che nessuno va con quota 100 quasi tutti hanno più di 40 anni di contributi versati».













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