Pensione d’oro dopo soli 5 anni di lavoro

Il caso Dominici: 3.300 euro al mese dopo 44 anni nella scuola e ben 1.500 dopo appena una legislatura da consigliera


di Paolo Morando


TREBNTO. Tra le due pensioni che percepisce, quella di dirigente scolastico e quella di ex consigliere provinciale, Caterina Dominici tiene senz’altro di più alla prima. E non tanto perché più consistente, come si vedrà: il fatto è invece, spiega con la sua proverbiale irruenza, che quella le spetta dopo un’intera vita di lavoro, prima come insegnante («da quando avevo 21 anni») poi appunto come preside («dall’83, quando fui l’unica trentina a vincere il concorso nazionale a Roma»). Preside al liceo Da Vinci prima e all’Iti Buonarroti poi, dal 2000. E subito dopo lo sbarco in Consiglio provinciale, nel settembre del 2001 per gli ultimi due anni della dodicesima legislatura, in seguito alla morte di Sergio Casagranda. Anche la volta dopo, nel giugno del 2006, otterrà il seggio per via di una surroga, in questo caso subentrando a Giacomo Bezzi nel frattempo eletto alla Camera. E finalmente nel 2008 l’elezione “piena”. E la legislatura ricoperta per intero. Risultato: anche lei in questi giorni ha ricevuto dagli uffici del Consiglio regionale i 68 mila euro di indennità di fine mandato. Mentre i 210 mila del Fondo pensione ha deciso di incassarli non tutti subito, come aveva fatto in passato per gli “spezzoni” delle legislature precedenti (e con importi ovviamente più bassi, in rapporto al tempo effettivamente trascorso in Consiglio), ma nella tradizionale forma della pensione mensile. E qui sta il punto. Sapete a quanto ammonta l’assegno di ex consigliere? Esattamente 1.500 euro. Per cinque anni di lavoro. Mentre l’altra pensione, quella di dirigente scolastico, è invece di circa 3.300 euro. Ma attenzione: in questo caso gli anni di lavoro (e di contributi versati) sono ben di più: per la precisione 44. E fatte le proporzioni, il conto non torna. Anzi, sballa di grosso.

Spiega oggi il presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer che la norma è cambiata, ed è così. Tra cinque anni, quando si chiuderà la quindicesima legislatura partita lo scorso novembre, il trattamento economico di fine mandato per i consiglieri sarà ben diverso: non più legato alle retribuzioni bensì con il meccanismo contributivo. Ed è pure vero che le due voci in questione (l’indennità di fine mandato e la restituzione dei contributi del Fondo pensione) sono di natura diversa: entrambe legate effettivamente alle sole trattenute operate mensilmente sulle buste paga dei consiglieri e senza alcuna contribuzione a carico del Consiglio regionale, ma con la prima che è di fatto una sorta di tfr, un “salario differito” come per tutti rapporti di lavoro, e la seconda basata su un’aliquota del 30% dell’indennità lorda pensata in chiave di rendita pensionistica. Ma l’effetto finale è quello raccontato ieri dal Trentino: in questi giorni quasi tutti i consiglieri provinciali della corsa legislatura (tra l’altro sette in più degli attuali, per via del meccanismo delle “porte girevoli”) si sono visti depositare sui propri conti correnti ricchi bonifici di quasi 280 mila euro complessivi. La Dominici ha deciso diversamente e agli uffici del Consiglio e a Laborfonds aveva comunicato tale decisione già a inizio legislatura: ma d’altra parte già sapeva che di lì a poco avrebbe compiuto 65 anni, maturando così i requisiti previdenziali. Esclusa l’ex preside, sono invece davvero pochi coloro i quali hanno deciso di lasciare i 210 mila euro nelle casse del Fondo, in vista di una rendita mensile una volta maturati i requisiti previdenziali, a 65 anni. Quasi tutti, ovviamente a partire da quelli non rieletti, hanno infatti preferito portare a casa tutto subito. Un privilegio che oggi, in tempi di vacche magre, tanti altri lavoratori vorrebbero poter condividere. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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