Pecore morte, duro Fezzi: «Contributi, sistema sbagliato» 

Il caso in val di Borzago. Il presidente degli allevatori trentini condanna le norme europee:  «Così si innesca un processo speculativo sugli animali. Ma dai nostri soci comportamenti corretti»


Maddalena Di Tolla Deflorian


Trento. Si attendono i risultati degli esami scientifici affidati all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, per capire le ragioni della morìa di pecore in val di Borzago. Ricordiamo che ad oggi sono ben 180 le pecore decedute sui pascoli sopra Spiazzo Rendena. Gli ovini erano giunti il 6 luglio (deboli e magrissimi, raccontano testimoni e forestali) in Trentino da fuori provincia, come abbiamo scritto ieri.

Intanto registriamo le prime reazioni alla vicenda, che è sottoposta al vaglio delle autorità giudiziarie e veterinarie. Il presidente della Federazione allevatori trentini, Mauro Fezzi, ci tiene a spiegare: «Questi sono i frutti amari e inaccettabili di certi meccanismi distorsivi del sistema di contribuzione della Pac europea (Politica agricola comune). Non è certo una pratica degli allevatori trentini quella di portare al pascolo animali denutriti solo per sfruttare i contributi. Se si confermeranno in sede giudiziaria le responsabilità che sembrano emergere, noi ne diamo un giudizio severo. Questo è solo un modo speculativo di usare gli animali. Anche lo Stato italiano dovrebbe scrivere regole più stringenti».

Fezzi spiega che queste pratiche (ovvero affittare un gregge ad una azienda extraterritoriale per permetterle di sfruttare i contributi sul pascolo, che si ottengono solo se gli animali al pascolo arrivano, in qualche modo) sono possibili per via di storici diritti acquisiti, «che però non riguardano certo gli allevatori trentini – precisa – Noi eravamo e siamo fuori da certi tipi di diritti riservati a certe colture. Pensi che storicamente per certe colture come riso e tabacco si acquisiscono diritti di contributi fino a 20.000 euro ad ettaro». In conclusione della riflessione il presidente degli allevatori trentini dice: «Chiediamo pertanto alle autorità veterinarie e giudiziarie di andare fino in fondo in questa storia.

Le associazioni

Sul fronte delle associazioni di tutela degli animali, interviene la Lav. Il responsabile trentino, Simone Stefani, commenta così: «Vicenda atroce e inaccettabile. Non importa nulla se di lì a poco molti di quegli animali, come del resto la quasi totalità di quelli allevati, avrebbero avuto come destinazione finale un macello. Anche e soprattutto a loro vanno garantiti i pochi diritti che la legge assicura. Urge inasprire pene e predisporre modifiche al sistema con cui vengono elargiti i contributi. Se venisse confermata la morte per stenti, è impensabile che soldi pubblici vadano ad aziende che commettano tali reati, non sarebbe certo la volontà dei cittadini.»

La presidente di Enpa del Trentino, Ivana Sandri, così commenta: “Enpa sta seguendo la situazione con grande attenzione, sia attraverso la sezione del Trentino che per mezzo del nucleo guardie zoofile, per raccogliere tutti gli elementi necessari per agire in tutela degli animali. Inoltre è stato già attivato l'ufficio legale: qualora i sospetti troveranno conferma, l'Enpa si costituirà parte civile, perché un paese che voglia definirsi civile non può permettere, mai e per nessun motivo, che degli animali vengano sottoposti a sofferenze tali da far inorridire, come è successo alle persone che hanno riportato il proprio stato d'animo, al vedere le miserevoli condizioni delle povere pecore.»















Scuola & Ricerca

In primo piano

Mobilità

Trento è "ComuneCiclabile" Fiab per la settima volta

Il capoluogo trentino ha ottenuto la simbolica bandiera gialla che premia le amministrazioni più virtuose in termini di mobilità sostenibile riuscendo a migliorare il punteggio dello scorso anno passando da 3 a 4 bikesmile.