Not, Rossi: «Colpa di leggi assurde»

Dopo lo stop del Consiglio di Stato, la Provincia tira dritto Borgonovo: «Gara a 4, con una commissione inattaccabile»


di Chiara Bert


TRENTO. Ugo Rossi tira dritto. A chi pensa che lo stop del Consiglio di Stato all’appalto del Not preluda a un ripensamento di sede e progetto del nuovo ospedale «significa che non ha mai amministrato neanche il suo condominio», manda a dire il governatore. Dunque si va avanti, l’ospedale si farà - quando la vicenda giudiziaria sarà conclusa - in località al Desert.

Per il momento però la Provincia resta nel pieno della tempesta, con il maxiappalto da 1,7 miliardi congelato. La sentenza d’appello del Consiglio di Stato depositata lunedì pomeriggio ha annullato la nomina della commissione tecnica che ha valutato le offerte, che secondo i giudici è illegittima in quanto due componenti (il direttore generale dell’Azienda sanitaria Luciano Flor e l’allora dirigente generale del dipartimento politiche sanitarie della Provincia Livia Ferrario) erano incompatibili perché avevano già fatto parte del gruppo di lavoro incaricato di predisporre lo studio di fattibilità del nuovo ospedale. Chi aveva dunque preparato la gara - è la tesi dei giudici amministrativi - non poteva valutare le offerte.

I giudici hanno rimesso in gara anche le due cordate escluse dal Tar, Impregilo e Cmb: ora dovranno essere riaperti i termini per presentare nuove offerte sia tecniche che economiche.

Ma Rossi non ci sta. Con le sue prime parole a caldo dopo la sentenza(«È un sistema che fa naufragare l’Italia») è stato accusato di prendersela con i giudici invece di ammettere l’errore fatto dalla Provincia nella composizione della commissione. «Io non giudico i giudici, giudico le leggi. E la colpa è della legge», è la replica secca del presidente. «Anche se ci fosse stato un errore nostro, l’obiettivo è realizzare l’opera, ovvero tutelare l’interesse pubblico. Questo sistema che interesse ha tutelato? È inammissibile che alla luce di ricorsi fatti e di un’autorità per sua natura indipendente come la magistratura, alla fine non ci sia una decisione». «La giustizia amministrativa - è la considerazione del governatore - non può concludere un iter senza indicare un vincitore, ovvero chi deve realizzare l’opera». E paragona il caso Not a quello della Liguria, con i lavori al fiume Bisagno bloccati da un contenzioso al Tar.

Nel caso di Trento il Consiglio di Stato ha ritirato indietro le lancette di due anni, visto che le offerte per il Not erano state presentate nell’agosto 2012. I lavori avrebbero dovuto essere conclusi per il 2018. E ora? Rossi non indica tempi: «E chi lo sa... Noi faremo il più velocemente possibile la nomina della commissione. Ma sui ricorsi non decidiamo noi».

Del fatto che i ricorsi rimangano una variabile imprevedibile nella vicenda Not è consapevole anche l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re. «Se non ci saranno nuovi ricorsi potremmo farcela a partire con i lavori a maggio-giugno 2015», fa i conti l’assessora. La quale, letta la sentenza, non ha dubbi su un punto: «La riapertura dei termini per le offerte riguaderà solo le quattro cordate in gara (Mantovani, Pizzarotti, Impregilo e Cbm, ndr), non ci sarà un bando aperto anche a nuovi concorrenti perché il Consiglio di Stato fa salvo tutto ciò che viene prima della commissione giudicata illegittima». «Ora - conclude Borgonovo Re - il nostro compito sarà nominare una commissione a prova di bomba».

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