Nasconde 10 milioni al fisco In carcere grossista delle mele 

Guardia di Finanza. L’uomo, un cinquantenne residente a Trento, si occupava di compravendita dei frutti e di piante Dal 2016 al 2018 avrebbe occultato i suoi guadagni attraverso un giro di false fatture. Domani l’interrogatorio


Valentina Leone


Trento. Agiva come una sorta di grossista di secondo livello, facendo da intermediario per l’acquisto e la vendita di mele e piante di mele. Ma tutto il suo giro d’affari, stimato sui 10 milioni di euro, in due anni - dal 2016 al 2018 - non è mai stato dichiarato al fisco.

L’indagine

Così i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Trento, su disposizione dell’autorità giudiziaria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore di 50 anni, non originario della zona ma da molti anni residente a Trento.

Il provvedimento di arresto scaturisce da un’indagine - coordinata dal pm Pasquale Profiti - avviata a seguito di una verifica fiscale eseguita nei confronti della ditta del soggetto, completamente sconosciuta al Fisco, e dalla quale è emerso un volume di affari milionario.

A quanto risulta, l’uomo era titolare di una ditta individuale e di una srl, la prima regolarmente registrata alla Camera di commercio. Dalle verifiche condotte su quest’ultima, è emerso che l’altra società era invece sconosciuta al fisco, e non detenendo una corretta contabilità, le Fiamme Gialle trentine hanno dovuto ricostruire quella inerente i rapporti commerciali posti in essere dalla stessa, accertando ingenti acquisti e vendite di pomacee per il periodo dal 2016 al 2018.

L’uomo, difeso dall’avvocato Nicola Stolfi, avrebbe commerciato principalmente con due aziende vivaistiche dell’Alto Adige, entrambe -lo precisiamo - risultate all’esito delle verifiche totalmente estranee alla vicenda. L’imprenditore, infatti, che non risultava avere nemmeno un magazzino, con entrambe avrebbe sì commerciato, ma producendo di fatto fatture false e mai registrate. I dati contabili delle due aziende, però, hanno permesso di ricostruire gli spostamenti sia dei camion che si occupavano di trasportare la merce, sia soprattutto economici, arrivando così a ricollegare il tutto al cinquantenne.

Il sistema

L’ingegnoso sistema di false fatture, infatti, sarebbe stato ideato proprio per sviare le indagini e non apparire, così, come reale percettore dei ricavi generati.

Risulterebbe inoltre che il cinquantenne avrebbe emesso parte delle fatture utilizzando la partita iva di un’altra ditta al fine di non risultare il reale percettore dei guadagni e facendosi poi girare il denaro sul suo conto.

Al vaglio degli inquirenti ci sono dunque anche altre posizioni, e sono in corso accertamenti proprio per verificare se il cinquantenne ha agito in solitaria o, eventualmente, con la complicità di altri soggetti.

L’imprenditore poi - secondo quanto riporta la Guardia di Finanza - una volta compreso che erano in corso approfondimenti sul suo conto, ha cercato poi di porre in essere una serie di comportamenti fraudolenti tesi ad occultare tutto il suo reale giro d’affari. I sequestri già compiuti e le analisi su pc e tablet hanno però permesso alle Fiamme gialle di riuscire comunque a ricostruire il quadro completo della situazione.

Sussistendo il pericolo di reiterazione del reato ma, soprattutto, di inquinamento delle prove, per l’uomo è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Le accuse

Il soggetto dovrà ora rispondere di occultamento e distruzione di scritture contabili, emissione ed utilizzo di fatture false: reati che prevedono la reclusione sino a sei anni, oltre poi alle violazioni di carattere amministrativo relative all’omesso versamento delle imposte, per un volume d’affari stimato dagli investigatori di circa 10.000.000 di euro.

Per domani è fissato l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Enrico Borrelli.













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