Morto a 47 anni frate Gianpietro 

Ucciso dal Covid19. Cappuccino al convento della Cervara gestiva la mensa della Provvidenza insieme al custode padre Massimo Lorandini «Era una persona davvero buona, sempre accogliente con i più deboli». Gli amici lo chiamavano “Fra Tuck”. Era ricoverato in rianimazione da domenica 


Ubaldo Cordellini


Trento. Il Coronavirus se lo è portato via ieri, mentre lottava per la vita nel reparto di rianimazione del Santa Chiara. Frate Gianpietro Vignandel era una delle anime dei Cappuccini di Trento e della mensa della Provvidenza alla Cervara. Aveva soltanto 47 anni ed era stato ricoverato in terapia intensiva domenica dopo che le sue condizioni erano peggiorate. Era positivo al virus così come altri confratelli. Domenica ha iniziato ad avere forti problemi respiratori ed è stato portato in rianimazione. Ieri il decesso in un quadro di salute già complesso, come ha spiegato il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon. È la vittima più giovane in Trentino dall’inizio dell’epidemia.

Insieme al custode del convento padre Massimo Lorandini, frate Gianpietro organizzava ogni giorno i pasti per i poveri della città. In tanti lo chiamavano, soprattutto per la mole imponente, Fra Tuck, il frate buono e vivace di Robin Hood, altri preferivano usare l’affettuoso Fra Pier, con il diminutivo quasi a sottolineare l’affetto per quell’omone che aveva deciso di dedicare la sua vita agli altri. Di farsi frate di strada, del popolo, per donare se stesso ai più deboli. Era nato ad Annone Veneto nel 1973 e aveva prestato il suo servizio per 14 anni a Venezia. Poi, nel settembre 2017, un anno dopo l’addio a padre Fabrizio Forti, era stato inviato a Trento, a dare una mano nella grande opera di bene che è la mensa dei Cappuccini.

Lui ci era venuto volentieri e con grande e con grande entusiasmo come ricorda commosso padre Massimo: «Gianpietro era un uomo capace di accogliere, un uomo buono e molto comprensivo. Nel parlare con lui non ci si sentiva mai giudicati. Era molto calmo e sempre presente e responsabile. Lui ed io portavamo avanti insieme la mensa. Lui c’era sempre. Era un vero cappuccino, un frate del popolo sempre pronto ad accogliere soprattutto i più deboli e i più fragili. Aveva una grande capacità di ascolto e si metteva sempre a disposizione delle persone e dei più deboli. I genitori e la sorella sono distrutti dal dolore e anche per noi è una perdita grandissima. Era una colonna, eravamo in 10 e adesso restiamo in 9. Dopo la morte di padre Fabrizio, è un’altra grandissima perdita per la nostra comunità. Ora siamo in quarantena e ci prendiamo cura dei nostri confratelli».

La notizia della morte si è abbattuta sulla comunità dei volontari della mensa, che sono oltre 450. Tutti sono stati informati da padre Massimo con un messaggio pieno di dolore: «Quello che non avrei mai voluto fare purtroppo sono costretto a farlo. Il nostro fratello Gianpietro si è spento oggi. Che il Signore lo accolga nella pace eterna. Vorrei ricordarlo così come se stesse guardandoci dal cielo per proteggerci. Una preghiera per Gianpietro».

Silvio Carlin, consigliere comunale e volontario della mensa lo ricorda in lacrime: «Era una persona molto attiva, buona. Per noi la sua perdita è un grande, grandissimo dolore. Non ci sono molte parole». Un altro volontario, Riccardo Petroni, ricorda il suo impegno «un vero cristiano. Non si è mai tirato indietro. Ci ho parlato pochi giorni fa. Mi aveva detto che aveva la febbre alta. Ma era preoccupato per i poveri seguiti dalla struttura». Anche Paolo Ghezzi, consigliere provinciale, conosceva padre Gianpietro e lo ha voluto salutare con un post su Facebook con padre Gianpietro sorridente. Come lo vogliono ricordare tutti quelli che lo conoscevano.













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