l'artigiana

Michela Frizzi, saponette e lana per vivere “green”

A Cimone produce manufatti in lana e saponette: «Il progetto si chiama “Unicalana” ed è un mio grande sogno realizzato» 


Daniele Peretti


CIMONE. Le carezze al corpo di Michela Frizzi ispirate alla natura. Michela produce manufatti in lana naturale, speciali saponette, espressioni di un mondo colorato al naturale e stampato con fiori e foglie che raccoglie nei boschi del lago di Cei. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte Depero di Rovereto, anni come grafica pubblicitaria, ma poi la nascita quattro anni fa di Pietro le cambia la vita. «Finalmente ho avuto il tempo per togliere dal cassetto sogni e progetti che non avevo mai avuto il tempo di realizzare. Così è nata Unicalana».

Partiamo dalla saponetta speciale che sembrerebbe non centrare nulla con la lana.

Invece non è così. Acquisto sapone biologico di Marsiglia al grezzo, lo ricopro con uno straccio di lana che decoro secondo il mio gusto o sulla base delle richieste dei clienti. Lana e sapone diventano un corpo unico per la cura della persona. La lanolina ammorbidisce le parti secche delle pelle, è utile per favorire il riciclo della pelle dopo l’abbronzatura e crea al viso una luminosità particolare. Il mio obiettivo? Quello che la lana e le sue proprietà potessero rientrare nell’uso quotidiano.

Come è riuscita a creare una sorta di fusione tra lana e sapone?

Osservando scarti che avevo abbandonato avvolti nella lana, hanno fatto tutto loro. Un progetto di fusione naturale che io non ho assolutamente favorito.

Commercialmente com’è andata?

Un successo. Oltre a quelle che ho venduto ai mercatini, c’è stata molta richiesta nei negozi di profumeria e erboristeria ai quali l’avevo data in conto vendita.

Con la lana invece?

Se parliamo di lana naturale il suo effetto lo definirei una coccola calda come un abbraccio. I suoi benefici li ho provati direttamente su mio figlio: assorbe il sudore e ripara dagli sbalzi termici. Ma deve essere lana naturale al cento per cento. Quella che uso la vado a prendere all’Agriturismo Le Mandre di Bedollo che mi raccoglie la lana di scarto, quella delle pecore da carne. L’ho lavata con la liscivia e ho ricavato cinque chili di lana che ho colorato con erbe, fiori, spezie, ma anche col vino che produciamo nella nostra campagna.

Oltre a colorare, stampa.

È una cosa che mi piace molto perché, sarà anche una mia fantasia, ma ho l’impressione che i fiori e le foglie che raccolgo nei boschi del Lago di Cei che uso come stampi, possano trasmettere la memoria della pianta o della terra. Stampo i maglioni, stole, borse e sono convinta che facciano stare meglio le persone.

Ha provato un’emozione quando...

Quando ad un mercatino due ragazze hanno acquistato due maglie che per farle avevo impiegato due mesi e le hanno indossate subito: mi sono commossa. Oppure quando i clienti mi inseguono di mercatino in mercatino arrivando con la speranza di trovarmi. È bello che la gente ti cerchi perché si è trovata bene.

Che definizione darebbe di se stessa?

Mi considero un’artista che valorizza quanto di bello e di autentico la natura del nostro territorio è in grado di offrire.

Tolti tutti i sogni dal cassetto o ce ne sono ancora?

Vorrei arrivare a produrre abbigliamento femminile. Già adesso recupero tessuti pregiati o dai mercatini oppure dai magazzini come fine serie, li tingo e li stampo. Creo stole e sciarpe e col velluto di cotone borse e sacche.

Direi che per lei un fiore o una foglia non sia mai natura morta.

Assolutamente no, perché sono in grado ancora di trasmettere sensazioni che fanno stare meglio. Sono cose di cui parlo ai mercatini quando incontro persone sensibili che ci credono.

Rimpianti di quando lavorava come grafica pubblicitaria?

Nessuno. Anche perché le uniche delusioni della mia vita le ho provate solo in quel periodo. Allora dipingevo ed ho fatto anche delle mostre, ma ho abbandonato la pittura per via dell’uso dei colori sintetici. Magari un giorno proverò con i colori naturali, non si può mai sapere.

In alcune sue foto ci sono anche degli animaletti.

Li realizzavo interamente di lana sia come imbottitura che come esterno, ma ho smesso ed adesso quelli li faccio solo su richiesta.

Un’ampia diversificazione di manufatti non è che andrà ad abbandonare la lana?

Non potrei mai perché considero la lana necessaria per l’uomo alla pari del mangiare. Ho alcune idee che sto preparando e sono quelle di trapunte e cuscini, ma anche di giacche e cappotti imbottiti ovviamente di lana naturale. Provo tante cose e le testo, poi quando vedo l’entusiasmo delle persone inizio a produrre.

La sorpresa potrebbe essere?

La pubblicazione di un libro di racconti per bambini che ho illustrato, mi manca davvero poco ed ho già l’accordo con l’editore. Non sarà un mio nuovo cammino, ma ho voluto sfruttare al massimo il tempo che l’essere a casa mi permette di avere e la disponibilità di mio marito a farmi prendere gli spazi che desidero.

 













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