Medicina, ecco il reparto dove si curano i «codici rossi» 

Sanità. Posti letto riservati alle cure ad alta intensità per pazienti (sempre più numerosi) che hanno bisogno di più assistenza. Il primario Spagnolli: «Al Santa Chiara una nuova organizzazione che ora sarà estesa agli altri ospedali»


Andrea Selva


Trento. «Ogni paziente ha problemi diversi ed esigenze diverse». Parte da questa considerazione il percorso che ha portato alla creazione di una sezione ad “alta intensità di cura”, dedicata ai pazienti più gravi, all’interno del reparto di medicina dell’ospedale Santa Chiara. «Pare una considerazione scontata - spiega il primario Walter Spagnolli - ma cambiare il modo di lavorare, soprattutto per i medici con una certa anzianità di servizio, è stato tutt’altro che banale, ma i risultati ci hanno premiato e motivato: gli esiti sono sensibilmente migliorati e il reparto ha ricevuto anche il riconoscimento della Joint commission international, un organismo di certificazione in ambito sanitario».

I codici colore

La suddivisione interna del reparto di medicina è evidente anche ai non addetti ai lavori, visto che le pareti dei corridoi sono state dipinte con gli stessi codici colore utilizzati nel reparto di pronto soccorso: rosso per i pazienti che hanno bisogno di maggiori attenzioni, giallo e verde per chi presenta un quadro clinico meno preoccupante. Ma al di là dei colori quello che cambia è la sostanza: «Nel reparto rosso, cioè quello ad alta intensità di cure, ci sono più medici e infermieri per ogni paziente, oltre a una serie di attrezzature che ci consentono di tenere monitorata la situazione in ogni momento». In pratica i posti letto riservati all’alta intensità di cura al Santa Chiara di Trento sono 9 su un totale di 90 posti letto disponibili nel reparto di medicina (si tratta del reparto più grande del Trentino) ma l’obiettivo è quello di avviare la stessa organizzazione a Rovereto e poi negli altri reparti di medicina degli ospedali periferici trentini.

Le nuove emergenze

La nuova organizzazione parte da un dato: l’80 per cento dei ricoveri che arrivano dai reparti di pronto soccorso vengono destinati ai reparti di medicina e geriatria e il 10-20% di questi pazienti ha la necessità di un livello di assistenza maggiore rispetto a quello garantito di norma in reparto, anche se non tale da richiedere il ricovero in terapia intensiva (dove pure i posti sono più limitati). Nasce così la sezione da alta intensità di cura: «Dobbiamo dare una risposta a un numero di malati in aumento, con un’età media attorno ai 70 anni, che presentano varie patologie e che devono essere seguiti con attenzione. La ricerca, in particolare in Gran Bretagna, ha studiato l’evoluzione del quadro clinico di questi pazienti ed è emersa la necessità di dare a queste persone una risposta specifica. Questo è quello che abbiamo fatto a Trento e che sarà fatto in tutta la provincia» spiega ancora Spagnolli, che oltre a dirigere il reparto di medicina di Trento è coordinatore del dipartimento che riunisce gli altri reparti. «Nella nostra attività - continua Spagnolli - ci coordiniamo in primo luogo con la Terapia intensiva, con il Pronto soccorso e con la Cardiologia. Ma tutto questo è stato possibile grazie a tutto il nostro personale che ha saputo cambiare passo, considerando anche che la nuova organizzazione garantisce maggiori sicurezze ai pazienti, ma anche a chi lavora nel reparto».

Parliamo di pazienti che - al momento del ricovero - manifestano insufficienza respiratoria, insufficienza cardiaca ma anche setticemie e che finora - prima dell’avvio dell’alta intensità di cura - se non venivano ricoverati in Terapia intensiva non potevano godere di un trattamento differenziato rispetto ai pazienti meno gravi.













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