Medici, emergenza nelle valli La Provincia vuole gli incentivi 

Sanità. Sul piatto 6-700 mila euro (in due anni) per garantire i servizi di guardia e la medicina di base nelle periferie Troppi precari e posti vacanti, avviato il confronto con i sindacati. Ma così chi ha carichi di lavoro minori sarà pagato di più


ANDREA SELVA


TRENTO. Emergenza medici nelle valli del Trentino, dove mancano medici di guardia ma c’è anche preoccupazione per i medici di base, per i quali si annunciano vari pensionamenti e si prevedono grandi difficoltà nelle sostituzioni. Per questo la Provincia ha avviato un confronto con i sindacati della medicina generale, mettendo sul piatto 6-700 mila euro che dovrebbero servire in una fase transitoria, si prevede per i prossimi due anni, come incentivo per attirare i professionisti anche nelle sedi meno appetibili. Con un paradosso di fondo che è destinato a far discutere (e a creare malumore) negli ambienti sanitari: saranno pagati di più i medici che avranno un carico di lavoro minore, in servizio in località dove - dati alla mano - gli interventi sono meno che altrove. Su come dovrà essere calcolato e distribuito questo “premio di consolazione” le regole devono ancora essere scritte e anche i sindacati - come ha fatto sapere la Provincia - potranno avere voce in capitolo nel disegnare questo tentativo di garantire i servizi di continuità assistenziale che la Lega aveva promesso ai suoi elettori.

Il confronto sindacale

Il primo incontro di questo percorso si è tenuto venerdì pomeriggio nella sede dell’assessorato guidato da Stefania Segnana. Quest’ultima (assente) era rappresentata dai vertici del dipartimento salute della Provincia, con Giancarlo Ruscitti e Michele Bardino a tirare le fila dell’incontro assieme al direttore generale dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon e al dirigente dell’assistenza territoriale Arrigo Andrenacci. La situazione - è stato detto - non è facile: agli atti dell’Azienda sanitaria sono varie decine le delibere che riguardano l’assunzione temporanea di medici per tamponare (con personale precario) l’assenza di personale disposto ad assumere l’incarico a tempo indeterminato. Il nostro giornale l’estate scorsa aveva dedicato un servizio al tema, con un titolo che alla Lega non era piaciuto: “Il flop dei medici di base”, con l’assessora che aveva invitato a “guardare il bicchiere mezzo pieno”. A distanza di qualche mese la sostanza non è cambiata, tanto che nelle sedi dove la situazione è più critica la giunta provinciale ha previsto di “integrare” il servizio con gli infermieri. Soluzione che non è piaciuta né ai medici, né agli infermieri, figuriamoci ai pazienti. Ora la palla passa ai sindacati. All’incontro erano presenti Nicola Paoli della Cisl medici e Josef Jorg della Fimmg, che nel corso del dibattito hanno mostrato (tra loro) un po’ di nervosismo. Ma sarà soprattutto la posizione della Cisl medici guidata da Paoli ad essere determinante, visto che si tratta del sindacato di maggioranza. Il segretario, in vista del prossimo incontro già fissato per il prossimo 30 gennaio, ha dimostrato apertura: «Siamo pronti a fare la nostra parte per risolvere il problema dei nostri territori». Ma ha già messo sul piatto l’accordo sulle Aft - le aggregazioni funzionali di medici di base sul territorio trentino - che rappresenta un passaggio fondamentale per l’assistenza sanitaria territoriale, ma finora è un nodo irrisolto in Trentino, con il giudice del lavoro che ha sostenuto le posizioni del sindacato contro l’Azienda sanitaria.













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