Materne, le precarie «tradite»

In attesa della sentenza del giudice scoprono una clausola del contratto ignorata


di Sandra Mattei


TRENTO. Per le insegnanti delle scuole materne non stabilizzate, si prospetta un futuro nero. Parliamo di quelle che hanno iniziato a lavorare negli anni Novanta, fino a quando è stato sufficiente il diploma magistrale per l’accesso all’insegnamento, che ora si trovano a vivere in un limbo perché non ancora in ruolo dopo una più di venti anni di servizio, con il rischio di essere scavalcate dalle giovani laureate. Va ricordato che l’ultimo concorso provinciale è stato nel febbraio del 2015, al quale hanno partecipato 1500 candidate, con la prospettiva di assunzione per 150 di loro. La graduatoria sarà bloccata fino al 2020. Così, per chi ha alle spalle più di vent’anni di insegnamento e non è stabilizzato, la prospettiva di un posto di ruolo si allontana sempre di più. Il motivo? Le insegnanti che accedono adesso al mondo del lavoro hanno la possibilità di superare chi ha anni di esperienza, perché la laurea, le specializzazioni ed i certificati di lingue valgono molti punti.

Chi attende da anni la stabilizzazione si è battuto: ci sono state manifestazioni, raccolte di firme (2700) ed ora si è arrivati al ricorso presso il giudice del lavoro. Spiegano due delle ricorrenti (che vogliono rimanere anonime per non incorrere in ritorsioni) che sono in 88, tra chi insegna nelle scuole della provincia e chi nelle federate, ad avere presentato al giudice Giorgio Flaim l’impugnazione contro la stabilizzazione e la conseguente graduatoria.

«È un lavoro complesso e impegnativo - precisano le ricorrenti - perché, dispiace ammetterlo, i sindacati su questo fronte ci hanno osteggiato. Abbiamo così deciso di rivolgerci ad un legale e ci assiste Maria Cristina Osele. Siamo arrivate alla terza udienza, dopo la prima in settembre e la seconda in ottobre». Tutto bene, dunque? Non proprio, perché nel corso dell’iter giudiziario è emersa una novità che le interessate ignoravano. Si tratta della modifica degli articoli 19 e 20 del contratto di lavoro delle scuole dell’infanzia equiparate del 4 novembre 2009, firmato dalle tre organizzazioni sindacali, in cui si stabilisce che chi ha superato i 36 mesi di servizio su un posto vacante con contratto a tempo determinato, non può più vedersi trasformato questo contratto in tempo indeterminato.

«Quello che ci lascia più amareggiate - affermano le insegnanti - è avere scoperto grazie al nostro ricorso che c’era questa modifica del contratto di lavoro per le scuole della Federazione e Coesi, che nessuno aveva mai ufficializzato. Noi ci affidiamo al giudice del lavoro, perché non abbiamo più fiducia nel sindacato. Facciamo notare però che se non riusciremo a vincere il ricorso, ci rivolgeremo anche alla Corte europea, ma non siamo disposte ad arrenderci. Abbiamo fatto una gavetta di anni, entrando nelle scuola a punteggio zero ed accettando di essere sballottate dalle scuole primarie a quelle d’infanzia, con nessuna tutela quando ci ammalavamo o eravamo in maternità. Ora non ci possono ignorare. Non possiamo essere scavalcate dalle laureate, perché sono cambiati gli accessi all’insegnamento».













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