M5s diviso sull’abbraccio con il Pd 

La crisi di governo. Il ministro trentino Fraccaro è tra i più convinti: «Non porto rancore ma adesso si tagli subito il numero dei parlamentari» Il capogruppo in Provincia Degasperi: «Stiamo vendendo l’anima al diavolo». Il dem Tonini: «Difficile ma si può fare». Bisesti, Lega: «Innaturale»



Trento. Martedì. La dead line fissata dal capo dello Stato è quella, per capire se davvero tra M5s e Pd potrà nascere una maggioranza che governi sino al termine della legislatura. Il ministro trentino Riccardo Fraccaro sembra benedire l’unione. Ad una condizione: «Non porto mai rancore. In politica deve prevalere sempre il bene comune. In questi mesi il M5S ha portato avanti riforme centrali per il Paese e invocate da anni. Ora il nostro obiettivo è realizzarle a beneficio dei cittadini. Al primo posto c'è la riduzione di 345 parlamentari, una riforma epocale che tutti i partiti hanno promesso di approvare: è il tempo di scendere dalle barricate e passare ai fatti. È una proposta avanzata da ogni singola forza politica. Basta un solo voto e sarà legge, tagliare le poltrone è il modo migliore per mettere il bene comune davanti agli interessi di parte».

Non tutti nei Cinquestelle vedono però di buon occhio il possibile accordo rosso-giallo. Ecco il capogruppo in Provincia Filippo Degasperi: «Stiamo vendendo l’anima a Mefistofele. Io sono graniticamente contrario ad un accordo che va contro i nostri principi. Come lo spiegheremo ai nostri elettori? Il bello è che il sottoscritto queste cose le dice in anticipo, poi si realizzano puntualmente ma oramai è tardi. Si dice e si ripete che il Movimento non deve gare alleanze ma prima si abbraccia la Lega e poi il Pd. Qui viene sconfessata proprio la nostra essenza ».

Sul fronte Pd l’esperienza romana maggiore la vanta senza dubbio il capogruppo in Consiglio provinciale Giorgio Tonini: «Io non sono contrario a priori ad un accordo del genere e lo dico anche se oggi non ho alcuna voce in capitolo. Non credo che la strada in salita si riferisca al taglio dei parlamentari, che può anche essere fatto. Il problema è poi quello di specializzare le Camere. E poi c’è anche il problema della legge elettorale. Occorre mettersi d’accordo bene. Non credo si romperà su questo. Se sono convinto che si troverà l’accordo? Non lo so, io sarei cauto. Mi pare che i Cinquestelle lo vogliano fare a tutti i costi, mentre il Pd meno. Se si dovesse andare oggi ad elezioni il M5s ne uscirebbe male, mentre il Pd potrebbe andare anche un po’ meglio di come sta adesso. Dopodichè il tema vero è il rischio che il centrodestra prenda in mano tutto, compreso il Quirinale, in un paio di anni. Nel Pd semmai la spinta a fare l’accordo è su questo. Altrimenti, nota Tonini, è molto rischioso dal punto di vista dei contenuti e dell’esposizione nei confronti del Paese».

Il segretario della Lega Mirko Bisesti non le manda a dire sul possibile accordo: «Questa è un’unione innaturale, un vero e proprio inciucio. Altro che scelta per il Paese, sino a due settimane fa il M5s bollava il Pd come il partito di Bibbiano. Si lascino andare gli italiani subito a votare».G.T.













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