Libia: arrivano i profughi a Rovereto, Marco divisa

«Giusto garantire l'accoglienza». «Abbiamo paura per la sicurezza»


Paolo Trentini


ROVERETO. Il paventato arrivo dei profughi alla ex polveriera non lascia tranquilli gli abitanti di Marco. La popolazione della frazione roveretana in questi giorni si interroga sulle modalità dell'accoglienza, sul tempo di permanenza e su quali e quante persone eventualmente potrebbero trovare riparo nel centro della Protezione Civile. Su una cosa tutti sono d'accordo: l'ex polveriera non è un luogo adeguato per ospitare gli sfollati. Ieri l'assessore provinciale alla solidarietà Lia Giovanazzi Beltrami ha affermato che non è ancora scattata l'emergnza umanitaria. Ad ogni modo, in caso contrario in Trentino non arriverebbero profughi libici, bensì rifugiati politici dell'Eritrea e Somalia. Tanto basta a turbare il sonno dei marcolini. Già alle prese con altri problemi come la battaglia contro la Tav e l'allargamento della discarica dei Lavini, l'ipotesi dell'arrivo di profughi aumenta l'insicurezza. «Ormai - afferma Monica - in paese regna la confusione. Già siamo angosciati per i possibili cantieri della Tav, qua vicino allargano la discarica e fino a poco tempo fa c'era il campo nomadi. Ora potrebbero arrivare anche i profughi libici e starebbero in un luogo sicuramente non ideale, dove non c'è nulla. Difficilmente potranno e vorranno rinchiudere queste persone nel campo per lungo tempo». «Non sappiamo - le fa eco Annamaria - chi sono queste persone, quante sono e quanto tempo staranno all'ex polveriera. Sinceramente non sono tranquilla soprattutto per i miei figli, nel momento in cui si trovassero a girare per strada da soli». Anche Silvio T. si interroga sull'origine degli immigrati: «Non sappiamo nulla sull'origine di queste persone. Sono clandestini o profughi? Perché la questione cambia radicalmente a seconda del caso. Nel primo caso sarebbe meglio rispedirli, altrimenti coinvolgerli in qualche attività utile». Più possibilista, invece, Renzo Graifenberg che ammette: «Penso che in questa situazione grave, bisogna mettere da parte gli interessi personali. Ovvio, non sappiamo chi entra, ma non possiamo nemmeno fare una scrematura preventiva dei profughi. Non si può giudicare nessuno prima di averlo conosciuto anche se bisogna fare attenzione». Sulla stessa linea d'onda Lorenza Antonini e Marta Cazzanelli: «Bisogna andare in contro - rivela - a chi ha bisogno d'aiuto quando se ne ha l'opportunità. Certo non bisogna trasformare l'ex polveriera in un ghetto o in una prigione, ma anche loro potranno rendersi utili senza pesare su di noi». Sergio Sega critica la scelta dell'ex area militare: «Bisogna avere fiducia nelle persone - afferma - nessuno può dire come si comporteranno. L'ex polveriera non è un posto ideale: non c'è nulla e d'estate sarà torrida». Preoccupata anche la circoscrizione Marco: «La popolazione - afferma il presidente Carlo Plotegher - ha bisogno di certezze. In questo momento non ce ne sono, se non che il centro della Protezione civile è un luogo sbagliato, mentre invece si potrebbe risistemare qualche caserma dismessa a Trento».

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