La ricerca trentina si fa “pop” «Va avvicinata al territorio» 

La “Carta di Rovereto”. Il Forum ha presentato ieri in val di Sella l’esito di tre mesi di lavoro, alla presenza di molte autorità e di mezza giunta provinciale. Focus su benessere e qualità della vita. Ma superare gli steccati resta dura  


Danilo Fenner


Val di sella. Secondo uno stile ormai consolidato, la giunta Fugatti ha presentato il documento finale del Forum per la ricerca – chiamato “la carta di Rovereto sull’innovazione” - non a Trento o a Rovereto, appunto, ma in val di Sella, a malga Campo. Nel cuore di quel giacimento culturale del Trentino che è ArteSella. C’era praticamente mezza giunta provinciale, dal presidente Maurizio Fugatti agli assessori Achille Spinelli (Sviluppo economico, ricerca e lavoro), Stefania Segnana (Salute e politiche sociali), Mirko Bisesti (istruzione e cultura). Oltre a numerosi rappresentanti del mondo accademico e della ricerca: il pro rettore dell’Università Giuseppe Sciortino, i presidenti di Fbk Francesco Profumo e della Fondazione Mach Andrea Segrè, il direttore del Cibio Alessandro Quattrone, fra gli altri.

Tre mesi di lavoro, quindici esperti fra locali ed esterni, coordinati da Emil Abirascid, uno dei massimi esperti italiani di innovazione e start-up.

Il documento individua sette settori strategici di investimento (ne parliamo a parte). Il leit-motiv dichiarato è quello del benessere e della qualità della vita. In realtà, nel documento si rincorrono tre temi cruciali.

Il primo riguarda la necessità di stringere la relazione fra il mondo della ricerca trentino e il suo territorio. L’assessore Spinelli ieri l’ha chiamata una “ricerca pop”, e la definizione rende bene l’idea. La ricerca scientifica o tecnologica spesso risulta incomprensibile ai più. E altrettanto spesso non si vedono le famose “ricadute”.

Secondo tema, la costituzione di un “distretto della ricerca”, capace di far superare gli steccati cresciuti negli anni fra i vari centri scientifici. Anche se il coordinatore del Forum Abirascid assicura: «Rendite di posizione? Nel nostro gruppo mi è parso un problema superato».

Terzo tema, il rapporto pubblico-privato. Il documento parla esplicitamente di riformare la legge 6 sul sostegno alle imprese, proponendo di legare gli investimenti pubblici a progetti ad alto contenuto tecnologico; e si ipotizza la possibilità, per l’ente pubblico, di investire direttamente nel capitale a rischio delle nuove start-up.

A breve è prevista la costituzione di un Nucleo consultivo per lo sviluppo e l’innovazione: da 5 ai 7 esperti a supporto alla giunta, per andare più nel concreto della “Carta”.

Intanto, il lavoro del Forum incassa l’apprezzamento dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Che però avvertono: «Basta sostenere che non serve laurearsi. Bisogna fare in modo che anche le imprese più piccole investano davvero nell’assunzione di giovani qualificati».













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