La bugia sul furto: «Mi hanno rubato il carro funebre» 

Il caso davanti al giudice. Impresario aveva denunciato la sparizione del mezzo al quale aveva solo cambiato la targa e quindi continuava ad utilizzare per le esequie a Roma



Trento. Si potrebbe parlare di truffa del carro funebre anche se il codice, per questo caso, prevede un reato specifico che è il “fraudolento danneggiamento dei beni assicurati”. Anche se in questa vicenda non c’è stato un vero e proprio danneggiamento ma la falsa denuncia di un furto (è finito a processo anche per simulazione di reato) del mezzo che era stato nascosto. E poi era stato munito di un’altra targa e sempre utilizzato come carro funebre. La parte lesa è Itas Mutua che, dopo la denuncia di furto aveva risarcito il suo assicurato con oltre 22 mila euro. E che, quando ha scoperto che il mezzo era ancora utilizzato dal legittimo proprietario lo ha denunciato. E ora l’uomo è stato condannato in appello a 8 mesi e venti giorni con uno “sconto” rispetto alla condanna in primo grado che era stata a dieci mesi.

La vicenda è semplice. L’uomo, romano, ha un’attività legata alle onoranze funebri. E per spostare le bare usa un Mercedes Vito attrezzato. Che, per ragioni che non sono state chiarite, ha assicurato con una mutua trentina, l’Itas. Ad un certo punto viene presentata ai carabinieri una dettagliata denuncia per furto. Sì il Mercedes era sparito, rubato da non si sa chi. E la denuncia viene girata anche all’assicurazione. Che non può fare altro che pagare il dovuto visto che tutte le carte presentate dall’uomo appaiono perfette. Una liquidazione che supera i 22 mila euro. Ma non è finita qui perché ci sono delle indagini che portano a scoprire un’altra verità. Ossia che il Mercedes è sempre rimasto in attività. Ha solo cambiato la targa. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe preso da un altro suo furgone le targhe, le avrebbe sistemate sul Vito e avrebbe quindi continuato la sua attività. Un fatto che ha cambiato le carte in tavola e ha portato l’uomo diritto davanti al giudice. In primo grado c’era stata la condanna a dieci mesi e ieri, in appello, la pena è stata ridotta di qualche settimana perché è stata esclusa l’aggravante della recidiva.

Intanto il furgone era stato recuperato e quindi messo in vendita permettendo in questo modo all’assicurazione di rientrare di quanto aveva speso per liquidare il suo assistito.













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