L’elicottero si schianta durante un soccorso

Visibilità a zero, ha toccato terra durante una «calata». A bordo 7 soccorritori per una coppia di scialpinisti sotto la slavina: tutti salvi, medico in rianimazione



TRENTO. Avvolto da una nuvola di neve finissima, quella che al grande nord chiamano “whiteout”, una specie di incubo bianco che riduce la visibilità a zero, l’elicottero del 118 ha toccato terra e si è schiantato. L’incidente si è verificato durante la calata a terra di due uomini del soccorso alpino mentre a bordo erano rimasti altri cinque membri dell’equipaggio. Poco distante una coppia di scialpinisti travolti da una slavina che avevano chiamato aiuto. E’ quasi incredibile che a fine giornata il bilancio sia stato di quattro feriti di cui due dimessi in serata. Anche gli uomini di Trentino Emergenza, che non sono gente propensa a esagerare, hanno parlato di “miracolo”.

La prima chiamata è arrivata alle 12 e 49 da Mauro Bertagnolli, 55 anni di Trento, che era salito in quota assieme alla moglie Nadia Bettotti per avventurarsi lungo una via classica (e tutto sommato facile) dello scialpinismo, sui versanti del Monte Nambino, a circa 2.500 metri di quota. Ma al suolo nelle ultime ore si erano accumulati 20-30 centimetri di neve fresca e il bollettino valanghe indicava un pericolo “marcato”. E’ andata che durante la discesa si è staccata una slavina: lui l’ha evitata, la moglie è rimasta sotto la neve. Prima di cominciare le ricerche (con l’Arva di cui marito e moglie erano equipaggiati) l’uomo ha chiamato aiuto con il telefonino e l’elicottero si è levato in volo.

Da Trento a Campiglio ci vogliono una decina di minuti. La visibilità era buona, ma comunque a bordo è salito anche un co-pilota, come è previsto quando le condizioni non sono ottimali. Sono saliti in volo dalla val Rendena e giunti sul posto - raccontano - il cielo era aperto. Ma quando l’elicottero ha provato ad avvicinarsi al suolo (per sbarcare i soccorritori con la tecnica dell’hovering) si è alzata una nuvola fittisima di neve. Niente da fare. Allora il pilota Andrea Giacomoni - con l’aiuto di Fulgido Ferrari - ha ripreso quota (giusto una quindicina di metri) con l’obiettivo di calare con il verricello i due uomini del soccorso alpino, Matteo Marsilletti e Roberto Barbolino (che era salito assieme al suo cane da ricerca). Ma ancora una volta si è sollevato un inferno bianco, impenetrabile, che ha complicato la vita al pilota. Alla fine il velivolo ha toccato il suolo, il pilota sostiene con il muso, c’è chi dice con una pala, e si è ribaltato a terra sul fianco destro, fumante, finché il co-pilota è riuscito a spegnere il motore. Pare brutto dirlo, ma è andata benissimo. Questa volta è stato Barbolini - che al momento dell’incidente aveva appena posato i piedi a terra - a chiamare via radio un secondo elicottero.

Le conseguenze peggiori sono state per il medico rianimatore Matteo Zucco, che ha riportato fratture a entrambe le braccia e in serata era ricoverato in rianimazione al Santa Chiara di Trento. Ferite lievi per l’infermiera Cristina Facinelli che poche ore dopo (ricoverata in osservazione a Trento) ha rassicurato amici e conoscenti via Facebook: «Ragazzi, sto bene». Feriti (non gravi) anche il tecnico di elisoccorso Andrea Gueresi che era impegnato al verricello e la scialpinista che nel frattempo era stata tirata fuori dalla neve dal marito.

Per la macchina di Trentino Emergenza sono stati momenti drammatici, soprattutto le fase iniziali, in assenza di informazioni precise sulle condizioni dei soccorritori. Sul posto sono giunti altri due elicotteri (un Dauphine e un Ecureil del Nucleo elicotteri dei Vigili del Fuoco) e un altro velivolo dell’Aiut Alpin di Bolzano. La notizia si è diffusa velocemente su internet con grandi manifestazioni di affetto nei confronti dei soccorritori e un certo sollievo per il bilancio tutto sommato lieve di questo incidente.

Restano però danni enormi per la perdita dell’Agusta 139 “charlie charlie” (così lo chiamano gli addetti ai lavori) acquistato dalla Provincia nel 2011 assieme all’apparecchio “gemello”. L’altro 139 (nome in codice “delta delta”) attualmente è in manutenzione e il nucleo elicotteri si deve preparare quindi a giorni particolarmente difficili, anche in considerazione che ora solo un velivolo in servizio (il Dauphine) è abilitato al volo notturno.

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