«L’Alto Adige ci porta via gli stagionali del turismo» 

Le statistiche sull’impiego. Alotti, Cisl: «Il vero problema per questo tipo di occupazione è che qui ci sono delle remunerazioni del 20 per cento più basse rispetto a realtà vicine»



Trento. «Uno dei problemi principali del lavoro stagionale è la sua retribuzione. In Trentino, parliamo per esempio del comparto del turismo, viene pagato il 20 per cento in meno che nel vicino Alto Adige. Sotto questo aspetto serve uno sforzo serio, per non perdere delle professionalità» osserva Walter Alotti, segretario generale della Uil. Anche la Provincia torna sui i dati dell’Agenzia del lavoro che (come avevamo scritto ieri) parlano di 1500 posti di lavoro persi nei primi mesi del 2019: «Da una più attenta lettura dei dati ci si accorge che il saldo negativo dei primi cinque mesi del 2019 si determina nel solo comparto dei pubblici esercizi e del turismo dove un maggior numero di cessazioni in questo periodo è assolutamente normale. Come mai? Va considerato che nei primi cinque mesi dell’anno si contano le cessazioni di gennaio e febbraio dovute dalla chiusura della precedente stagione turistica invernale e non si contano invece le assunzioni per la stagione estiva che si realizzeranno tra il mese di giugno e quello di agosto».

Su questo Alotti è d’accordo ma propone appunto un confronto con realtà vicine al Trentino, Alto Adige in primis: «Il trend economico è in calo, a livello nazionale, ma anche in Germania. Questo è un macro dato. Quello su cui si può lavorare, ed è quello che ci interessa di più come Uil, è il fatto che nel campo del lavoro delle assunzioni, stanno arrivando diversi appalti pubblici. Parliamo dei maxi appalti delle pulizie, degli appalti nelle scuole, delle mense: coinvolgeranno migliaia di lavoratori trentini. Si parla delle fasce di retribuzione più bassa. Con le nuove regole del tavolo degli appalti questi lavoratori, come si è visto per l’Università, rischiano di indietreggiare dal punto di vista dell’introito. Quindi manterranno l’occupazione ma arretrando nella retribuzione» osserva Alotti.

La complessità delle cifre

La Provincia, sempre citando dati Ispat, mette sul tavolo altri concetti che dimostrano come fare una sintesi solo numerica di un settore fluido come il lavoro sia tutt’altro che facile: «Se guardiamo i dati nella loro complessità comunque – precisa l’assessore alle attività economiche Spinelli – possiamo notare alcuni importanti elementi di positività se pensiamo che il mercato del lavoro trentino, come da fonte Ispat, evidenzi nel primo trimestre del 2019 un tasso di attività pari al 72,3% (+1,2% rispetto al medesimo periodo del 2018) e un tasso di occupazione pari al 68% (+1,0 rispetto al 2018). Siamo vigili e pronti ad attivare, in condivisione con le parti sociali, tutte le misure necessarie ed opportune per aumentare la capacità di assorbimento della forza lavoro da parte delle imprese, impegnandoci, nel contempo, sul settore strategico della formazione» osserva Spinelli.

Ma non solo: «Riteniamo, inoltre che le misure nazionali, miranti ad introdurre strumenti equitativi nel mercato del lavoro, tipo il decreto dignità, proprio nel periodo preso a riferimento, abbiano evidenziato, perlomeno per il settore dell’industria, gli effetti negativi previsti dal lato della flessibilità, con riduzione delle assunzioni a tempo determinato» chiude Spinelli.

La Provincia chiude così sul tema: «Per altro, un minor numero di assunzioni nel turismo, che anche quest’anno lamenta difficoltà di reperimento di personale, può indicare non un cattivo andamento del comparto, ma semplicemente che le imprese non trovando lavoratori siano state costrette a ridurre i fabbisogni di personale. Non bisogna poi sottovalutare l’incremento della qualità del lavoro sul mercato. Il calo delle assunzioni si accompagna infatti con un’importante crescita della stabilità lavorativa: per maggior numero di assunzioni (+1.316) e di trasformazioni (+1.475) a tempo indeterminato rispetto al 2018».













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