Ioppi: «Così si rischia di tornare al lockdown»
L’intervista. Il presidente dell’Ordine dei Medici preoccupato per l’aumento dei focolai e chiede alla Provincia un controllo più severo: «Troppa gente non rispetta le norme di prudenza»
Trento. «È una pia illusione che il Covid si sia indebolito. Le infezioni non si indeboliscono e il virus c’è. La gente lo deve capire: si deve sempre mettere la mascherina, igienizzarsi le mani ed evitare gli affollamenti. Altrimenti si rischia di tornare al lockdown e sarebbe disastroso». Il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi scuote la testa quando gli si chiede come sta andando il contagio e chiede alla Provincia di aumentare l’opera di informazione per sensibilizzare le persone che non rispettano le regole.
Dottor Ioppi, secondo lei gli aumenti dei casi che si stanno registrando sono fisiologici oppure è vero che le cose stanno peggiorando?
Sono segnali molto preoccupanti, c’è un aumento costante. Da una parte vuol dire che c’è un tracciamento dei vari casi e questo è positivo, ma è anche vero che si assiste al raddoppio dei casi da un giorno all’altro e questo ci preoccupa molto. Significa che c’è qualcosa che non va, in particolare nell’atteggiamento delle persone. Sembra che tutti si siano dimenticati di quello che abbiamo appena vissuto, c’è una mancanza di responsabilità diffusa. In giro in tanti non rispettano le regole di prudenza più banali mentre i nostri anziani sono ancora reclusi nelle case di riposo. Le loro libertà sono fortemente limitate, mentre gli altri si comportano come se nulla fosse accaduto. Questo è ingiusto. È una grande ipocrisia.
Però in molti dicono che ormai si deve guardare avanti, riprendere la vita di prima.
A queste persone dico che si può vivere serenamente rispettando delle normali regole di prudenza. Il Covid non è stato superato. C’è ancora.
Cosa bisogna fare?
Si deve sempre mettere le mascherine nei luoghi affollati al chiuso. L’uso della mascherina è fondamentale. Si devono igienizzare le mani spesso, si devono evitare i luoghi affollati. Si devono rispettare di più le regole. All’inizio i negozi facevano entrare una persona per volta e facevano rispettare le distanze. Adesso in molti già non lo fanno più. E l’assurdo è che ora nessuno controlla. Mentre c’erano multe salatissime durante il lockdown, adesso se uno non rispetta le regole non succede nulla. Ci deve essere più sorveglianza.
Altrimenti cosa potrebbe accadere?
Ci andrebbe di mezzo la vita economica, civile e sociale di tutti. Se la situazione non cambia, si rischia di trovarci davanti a un bivio: o tornare al lockdown, che sarebbe disastroso per l’economia e la vita di tutti noi, o fare come in Svezia e Brasile, ovvero lasciare che il virus circoli quasi liberamente sperando in bene. Certo non si può puntare all’immunità di gregge visto che in percentuale sono troppo pochi quelli che sono entrati in contatto con il Covid.
C’è chi dice che questo è terrorismo. Cosa risponde?
Dico che la sicurezza si può avere solo quando l’indice di contagio Rt è inferiore allo 0,7, mentre ormai siamo ampiamente sopra all’1. Questo significa che ogni persona con il Covid può infettarne più di un’altra. Questo è un virus molto contagioso, più del morbillo e può diffondersi molto rapidamente come abbiamo già visto, purtroppo.
Ma allora cosa si deve fare?
Si deve vivere normalmente, ma rispettando normali regole di prudenza. Mascherina, sanificazione delle mani, evitare la ressa. Se non riusciamo a tenere sotto controllo il virus adesso, che siamo in un momento favorevole, cosa accadrà a ottobre con l’arrivo anche della normale influenza?
Ma la Provincia cosa dovrebbe fare?
Nell’ultima lettera al presidente Fugatti e all’assessora Segnana avevamo chiesto un piano ben preciso per informare e sollecitare la popolazione a tenere stili di vita più responsabili. E poi la Provincia dovrebbe far rispettare di più le regole. Dalle sanzioni salatissime del lockdown siamo passati al liberi tutti.
In molti dicono che il virus sia più debole.
È una pia illusione. Le infezioni non si indeboliscono. Ricordo che il morbillo ancora uccide 15, 20 persone all’anno in Italia e 100 mila bambini in Africa.