Internet, 54 i rifugi connessi e l’operazione diventa un film
Il documentario si chiama “Alpi 2.0” e verrà presentato nel Trento Film Festival. Racconta i lavori di Trentino Network per rendere “coperte” le zone d’alta quota
TRENTO. In Trentino sono già 54 i rifugi connessi a Internet. Con una media di circa venti rifugi all’anno, Trentino Network, l’ente provinciale preposto al progetto di cablatura del territorio, sta portando la connettività anche nelle zone più impervie. Connettività in molti casi significa in primis “sicurezza” per i rifugi, ma anche per intere aree alpine non più isolate ma collegate con il resto della società. Il progetto di connessione dell’arco alpino è iniziato nel 2008 e per due anni circa ha avuto luogo la fase di sperimentazione guidata dall’ingegnere Ivan Biasi di Trentino Network. «I primi rifugi ad essere collegati – spiega l’ingegnere Biasi – sono stati il Mantova al Vioz (3.535 metri), il più lato delle Alpi Orientali, e il Segantini (2.700 metri). Ad essi ne sono seguiti altri quattro nel 2009, anche grazie alla realizzazione del ponte radio autonomo che consente di rilanciare il segnale radio della rete wireless nelle zone più remote».
Al fine di garantire energia pulita ogni ponte radio è equipaggiato di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia e di batterie per il suo accumulo, un sistema che fornisce alla stazione una piena autonomia per circa due settimane, contenendo così il rischio di spegnimento della stessa e dell’interruzione del servizio in inverno. Dotare le montagne trentine di connettività non è semplice e sono state affrontate molteplici difficoltà strettamente legate al territorio e alle varianti meteorologiche. A volte infatti si tratta di dover servire zone completamente isolate, come il rifugio Ai Caduti dell’Adamello (3.040 metri) ai margini del ghiacciaio dell’Adamello: «Per raggiungerlo – spiega sempre l’ingegnere Biasi – sono stati necessari due rilanci del segnale, uno posto al Passo Presena e uno alle pendici del ghiacciaio».
Una storia, questa che ha affascinato Simona Casonato, giovane autrice trentina, capitata un giorno al Rifugio Dorigoni in Val Saènt gestito da Lorenzo Iachelini, dove ha trovato con suo grande stupore un pc connesso in rete. E da qui l’idea di farne un documentario dal titolo “Alpi 2.0” prodotto da Decimarosa di Aurelio Laino ed Elena Alessia Negriolli e che verrà presentato il 29 aprile e il 1° maggio al prossimo Trento Film Festival. Si racconta di come Lorenzo ami il suo lavoro e ami la montagna, e di come ha speso intere giornate a cercare di trovare insieme ai tecnici di Trentino Network una soluzione valida per portare il segnale digitale al suo rifugio. Senza quel segnale digitale comunicare dal rifugio sarebbe impossibile. «Questo non è un luogo di passaggio – spiega Lorenzo – internet è la sola fonte di comunicazione che abbiamo. In caso di emergenza, per esempio, sfruttiamo i telefoni basati su tecnologia VoIP. I cellulari qui non funzionano». Così i tecnici si sono arrampicati in cima al Collecchio per collocare un ripetitore e dopo innumerevoli prove la rete internet ha ricollegato il rifugio al resto del mondo.
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