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Il diesel-gate si abbatte sulle aziende trentine

Cassa integrazione per 52 dipendenti su oltre 80 alla Novurania di Tione a causa dello scandalo che ha travolto la Volkswagen. L’allarme di Cerutti della Cgil: «È in grado di reagire, ma altre sono a rischio»


di Luca Marognoli


TRENTO. Nel mercato globale dell’auto, Wolfsburg - quartier generale di Volkswagen - e il Trentino sono molto meno lontani di quanto indichino le carte geografiche. Tanto che a poco più di un mese dallo scandalo dei test antismog truccati, le conseguenze si abbattono anche sulle aziende della nostra provincia. La prima ad essere colpita è la Novurania di Tione, che ha chiesto la cassa interazione di 13 settimane (a zero ore o con riduzione di orario: c’è una certa flessibilità nelle modalità) per 52 degli oltre 80 dipendenti, a partire dal 2 novembre.

Alle 11 di ieri il sindacato ha incontrato i vertici aziendali per capire le motivazioni del provvedimento. «Alla Novurania fanno tessuti gommati, semilavorati usati i serigrafia e componentistica», spiega Mario Cerutti, segretario Filctem Cgil. «Sono anche fornitori nel settore “automotive”, in particolare di una grossa azienda tedesca che fa componenti per la Volkswagen. A seguito dello scandalo c’è stato un rallentamento rilevante degli ordinativi, che si è andato a sommare ad un ritardo di consegne per un'altra azienda del settore tipografico».

L’azienda trentina - continua il sindacalista - «per l'80% lavora in altri ambiti, però mancandogli ora quello dell’auto ne sta risentendo. In un momento di difficoltà complessiva, questa ulteriore vicenda complica tutto. Hanno registrato già tre settimane di calo, gestito per ora con le ferie arretrate, ma ora sono finite».

Gli equilibri produttivi di questi tempi sono precari: «Le aziende hanno una sovracapacità produttiva e basta poco per entrare in crisi. Nel caso di Novurania c'è la grossa probabilità che da qua a gennaio non arrivino altri ordinativi in questo ramo. Poi può darsi che le cose cambino. Ma ora c'è un buco nella programmazione industriale che non si riesce a coprire con altre produzioni. Da qui il ricorso agli ammortizzatori. Ad aggravare la situazione il fatto che la contrazione si sia estesa da Volkswagen alle altre aziende del settore: bisognerà vedere se sarà temporanea oppure no».

In Trentino oltre 40 mila Volkswagen Grande attenzione per lo scandalo della casa tedesca, in uno dei mercati più attenti alle emissioni inquinanti

Per Cerutti quanto sta accadendo a Novurania è un segnale preoccupante. «È indicativo di una situazione generale: il vento del diesel-gate inizia a soffiare anche in Trentino. Questa è la prima a denunciare il problema, ma in provincia abbiamo altre tre o quattro realtà che lavorano con il gruppo Volkswagen, nella produzione della componentistica o come subfornitrici di semilavorati. Non dimentichiamo che l'Italia è il più grande produttore di componentistica per auto in Europa».

Il sindacalista non vuole fare terrorismo: «Novurania, che fino a pochi anni fa produceva i tender per gli yacht extralusso nel Lomaso prima di trasferire questo ramo nel Sud-est asiatico, è sempre stata in espansione: è la prima volta dal 2009 che ricorre alla cassa integrazione. È solida e ha le risorse per reagire. Il timore riguarda maggiormente le altre aziende locali, che possono trovarsi nella stessa situazione ma non hanno la stessa capacità di diversificare il prodotto. Il fenomeno va seguito con attenzione per capire la sua evoluzione e le possibili ricadute».













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