«Il Covid non ha perso forza ma ora noi siamo pronti» 

L’epidemia. Il primario di pneumologia di Arco Romano Nardelli spiega che l’aumento dei casi è ancora molto contenuto e che i reparti ospedalieri ora sono dotati di tutto il necessario


Ubaldo Cordellini


Trento. «Noi siamo come i soldati del Deserto dei Tartari. Siamo sempre pronti ad affrontare un nemico. Speriamo che non venga mai, ma abbiamo tutti i mezzi a disposizione per contrastare un ritorno del Covid». Scomoda il tenente Drogo e tutta la Fortezza Bastiani, creati dalla penna di Dino Buzzati , il primario di pneumologia dell’ospedale di Arco Romano Nardelli. L’aumento dei casi di Covid preoccupa, ma i medici sono consapevoli che, rispetto a marzo, molte cose sono cambiate. Ora si sa come affrontare il virus, anche se ancora si sa pochissimo di lui. Nardelli spiega il virus ha mantenuto la stessa carica di febbraio o marzo, ma che al momento attacca soprattutto le persone più giovani e per questo le conseguenze sono meno disastrose di qualche mese fa. Secondo l’ultimo bollettino dell’Azienda sanitaria, l’altro giorno i casi accertati sono stati 2. I tamponi effettuati domenica sono stati 517 (113 dall’ Apss e 404 dalla Fem). Dei casi nuovi, uno è legato ai focolai recentemente individuati. Non si registrano minorenni fra i nuovi contagiati. Sul fronte delle cure ospedaliere, i pazienti ricoverati sono 13, ma nessuno si trova in terapia intensiva. Questo anche perché l’età media dei contagiati è di 37 anni, mentre in primavera era di 72 anni.

Nardelli spiega è soprattutto una questione di numeri: «L’Azienda sanitaria è pronta ad affrontare un eventuale ritorno del Covid. Ci sono piani di intervento pronti, siamo tutti allertati, ci sono tutte le attrezzature necessarie e anche i dispositivi di protezione. Al momento l’ospedale di Arco non è coinvolto perché i ricoverati si trovano a Rovereto e a Trento, ma qualora aumentassero i casi saremmo pronti. Se si riesce a mantenere bassi i numeri, la situazione è gestibile. Negli altri paesi europei c’è un aumento molto più alto rispetto all’Italia, e al Trentino. Segno che noi siamo stati più virtuosi e attenti. Il problema è che il virus non è cambiato».

Nardellli spiega che l’impatto sugli ospedali è diverso per una questione matematica e anvhe perché attualmente il virus colpisce soprattutto i giovani: «È tutta una questione di proporzioni. Sappiamo che, su 10 casi, 3 o 4 arrivano in ospedale. Se la platea dei contagiati è ristretta, anche i casi che finiscono in ospedale sono relativamente pochi. Ma il virus non è meno cattivo di qualche mese fa. È sempre lo stesso lui. In primavera colpiva soprattutto gli anziani e per questo le conseguenze erano disastrose. Ora gli anziani stanno molto attenti o sono chiusi nelle Rsa con misure di sicurezza molto rigide. Quindi, i casi che ci sono riguardano i giovani che resistono molto meglio. L’età media dei positivi è la metà rispetto a qualche mese fa. Gli anziani, invece, si trovano nelle Rsa e molti soffrono per questo. Si tratta di una decisione presa per il loro bene, ma certo dobbiamo anche pensare al loro stato d’animo. Per loro restare nelle strutture senza vedere i propri cari può essere molto doloroso».

L’obiettivo della macchina sanitaria, però, è quello di contenere il virus, di non farlo arrivare nei luoghi in cui vivono le persone più fragili: «Ancora sappiamo pochissimo di questa virus. Durerà ancora e noi non possiamo fare altro che contenerlo e combatterlo. Nel mio reparto ci sono tutte le attrezzature per assicurare una ventilazione non invasiva, cioè senza che ci sia la necessità di intubare il paziente. Abbiamo tutto il necessario e l’Azienda sanitaria già in primavera aveva acquisito tutte le attrezzature che servono. Così siamo come nella stessa situazione descritta nel Deserto dei Tartari di Buzzati. Siamo pronti per combattere contro il nemico. Speriamo che non arrivi mai, ma siamo pronti lo stesso».

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