Il Corpo è paesaggio: l’arte di Annalisa Filippi
L’artista trentina espone le sue tele a Trieste e indaga i temi delle «Direzioni»
ALBIANO. Ha inaugurato da pochi giorni una mostra personale alla galleria Tivarnella Art Consulting di Trieste. L’ha intitolata “Le direzioni del mio stare”: è l’artista trentina Annalisa Filippi.
La mostra è il premio guadagnato vincendo il concorso DeSidera per il festival internazionale d'arte contemporanea organizzato dall'Associazione culturale Il Sestante.
Le opere che vedete sono gli esiti della sua ricerca personale, che si è sempre concentrata sul Corpo. Che declina nella materia dei quadri, realizzati su tele di grandi dimensioni, con pigmenti fissati con resine acriliche, oppure con un intervento iniziale di pastelli colorati.
«In realtà, anche se parlo di Direzioni, anche qui c’è il Corpo», ci racconta. Il Corpo però visto come volume: «È un Corpo stravolto, analizzato da uno sguardo più ampio, e dall’alto: quello che mostro cono i movimenti delle masse, e il risultato sono quasi dei paesaggi, ma pur sempre paesaggi del Corpo: è il mio tema preferito».
Si tratta anche di una esigenza tecnica: «Io dipingo con la tela per terra - dice Filippi - e quindi il colore prende delle sue direzioni. Il quadro è il risultato di una lotta di forze: quella della materia che cerca la sua via, e quella del mio intervento, spesso contrario, antagonista. Poi intervengono altri fattori che non sono controllabili: i tempi, le asciugature, l’attesa ed il respiro della materia. Io credo che, alla fine, sia appunto un lavoro molto fisico».
Filippi ci ha porta, quindi, nel tema delle «Direzioni». «Si tratta di una riflessione a più ampio raggio sulla nostra relazione con l’altro, sull’abitare il nostro corpo e il mondo e sulle direzioni che disegniamo nel vivere: strade che nelle mani dell’artista diventano frammenti che si fissano nell’incessante trama del vissuto».
Perché le Direzioni “del mio stare”? «Diceva Marcel Proust che “L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è”».
Quindi è un nuovo viaggio, che segue il precedente, intitolato «Indagando Direzioni». Come scrive il curatore Enea Chersicola, «l’agire interiore profondo e l’atto di scovare azioni tese all’esterno, verso altro».
«Si tratta quindi di parlare di Direzioni del viaggio, e il viaggio è comunque movimento del Corpo. Ma qui avviene scardinando il concetto della distinzione tra anima e corpo».
Ecco che Annalisa Filippi, quindi, diventa osservatrice e si eleva a volo d’uccello per tentare di leggere e trascrivere paesaggi di vita, tracce di memoria: «strade che si dipanano, frammenti che si fissano nell’incessante trama del vissuto».
Trieste l’ha accolta con favore. Anche perché avere una mostra personale non è mai facile: «Ci sono spazi anche in Trentino, ma certo non è facile. Dipende poi da che cosa cerchi come artista: o hai una galleria che ti supporta, o cerchi spazi pubblici, che poi in Trentino sono sempre gli stessi, o Palazzo Trentini o Torre Mirana. Ma c’è la fila di artisti, bisogna pensarci anni prima» dice Filippi. Aggiungiamo noi: si finisce così in una serie di esposizioni che non hanno un filo, ma sono cataste di stili, generi e tecniche le più diverse. Palazzo Trentini e Torre Mirana (peggio che peggio, il Palazzo della Regione) sono contenitori, né più né meno degli scaffali del supermercato.
«Io da tempo mi guardo intorno, anche fuori regione. Ma poi - dice Filippi - scopro che i miei quadri sono acquistati da gente che mi ha conosciuta, perché ritrovano nell’opera una parte di me, perché si è creato un rapporto. È appagante».