I rifugisti: «Apriamo, anche in perdita»
La montagna e Covid 19. I gestori delle strutture del Brenta si sono confrontati in teleconferenza in vista della stagione estiva più difficile Nicolini (Pedrotti): «Non possiamo non esserci, anche se le spese sono molte. Se poi l’ente pubblico ci darà una mano, gliene saremo grati»
Trento. La parola d’ordine è una sola: riaprire. Esserci. Pur sapendo che, probabilmente, alla fine della stagione si farà fatica a far quadrare i conti, ma nella consapevolezza che i rifugi, in montagna, non sono solo ristorazione e belle foto per Instagram. Sono, prima di tutto, un servizio e un presidio.
Con questo spirito proprio l’altroieri i rifugisti del Brenta - Pedrotti, Agostini, Graffer, Tuckett, Brentei, XII Apostoli - si sono incontrati virtualmente con una videoconferenza per discutere della riapertura. «Su un punto credo che ci sia l’unanimità: ci saremo, faremo di tutto per esserci. Con tanti sacrifici, sforzi, e la consapevolezza che nulla sarà come prima. Ma noi siamo un presidio per l’alta montagna, siamo fondamentali, e in qualche modo dobbiamo andare su», afferma Franco Nicolini, guida alpina e gestore del rifugio Pedrotti alla Tosa. Una risposta a distanza anche ad una serie di affermazioni apparse ieri su Repubblica, in primis quelle del vicepresidente nazionale del Cai Antonio Montani, secondo le quali sarà un’estate quasi esclusivamente fatta di tende, sacchi a pelo e cibo al sacco.
«Per quanto mi riguarda è ancora troppo presto per parlare e tracciare scenari», prosegue Nicolini, che si dice «molto sorpreso» dalle affermazioni dei vertici del Cai. «Per quanto riguarda noi rifugisti della Sat ci siamo messi tutti a disposizione per aprire, pur ovviamente nel rispetto di quelle che saranno le prescrizioni sanitarie. Parlare oggi di turismo, di numeri, senza nemmeno sapere quali saranno le regole mi sembra inutile e prematuro. Ma su un punto, per me, non si discute: i rifugi vanno aperti, anche se mancheranno magari i turisti dall’estero, anche se potremo accogliere molte meno persone. Ma noi non possiamo non esserci: per questo ci auguriamo, ma non ne dubitiamo, che la Sat ci sostenga, e che magari il valore delle nostre attività venga riconosciuto anche dal governo, dalla Provincia, da chi deciderà chi e come aiutare con contributi».
I costi fissi, inderogabili, per i rifugisti di alta montagna sono particolarmente alti: c’è l’affitto, l’elettricità, c’è chi i rifornimenti è obbligato a farli in elicottero. «Però per noi sono anche spese, in molti casi, che ci sarebbero ugualmente, con 5 o 100 ospiti. Il personale anche, grosso modo, sarebbero lo stesso. Se l’ente pubblico ci vorrà dare una mano noi gliene saremo grati, ma a prescindere da questo io penso - aggiunge Nicolini - che ognuno qua debba fare un po’ la sua parte. E comprendo anche quei colleghi che magari decideranno di non andare su a certe condizioni, ma chi può e ne ha la forza ora non deve tirarsi indietro».
Nicolini chiarisce anche che l’alpinista che, quest’estate, deciderà di fermarsi in un rifugio, dovrà essere consapevole che non troverà le medesime condizioni dello scorso anno: «Ci saranno norme igieniche ancora più stringenti anche per gli ospiti, forse si dovrà aspettare di più per usufruire dei servizi, tutto sarà un po’ più rallentato, ma - riflette Nicolini - forse questo sarà anche un modo per godersi di più la montagna, con maggiore lentezza. E qui entra in ballo la parola “rifugio”: sono convinto che questa volta la montagna potrà essere goduta maggiormente, e si riapproprierà dei suoi gestori e di quelli che animano queste case. Il bravo gestore dovrà impegnarsi ancora di più, perché il suo è in primo luogo un servizio, dalla manutenzione dei sentieri all’aiuto al Soccorso alpino, ma tornerà anche all’essenza vera del lavoro di rifugista».
Sulle esternazioni dei vertici del Cai, sulle quali lo stesso Club è intervenuto ieri per correggere il tiro, prende la parola anche la presidente della Sat Anna Facchini, parlando di «improvvido allarmismo». «Attualmente - afferma Facchini - sono in corso di studio e verranno tempestivamente diffuse linee guida e proposte di azioni concrete per rendere l’ospitalità nei rifugi coerente con le disposizioni sanitarie. I proprietari e i gestori dei rifugi sono in prima fila per poter aprire le proprie strutture a alpinisti ed escursionisti a partire dalla prossima estate. Potrebbero avere un numero complessivo di posti letto o posti a sedere ridotto rispetto alla effettiva capacità ricettiva, ma si farà il possibile per garantire ospitalità e presidio».