I Purin e la ricetta segreta del loro Parampampoli

La bevanda è nata per caso nel 1960 da Giordano che ha incendiato la miscela di caffè, vino, zucchero e grappa. Ed è stato successo al Crucolo


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Per i trentini dire Purin è dire poco o niente. Dire Crucolo e Parampampoli, la bevanda che in Trentino è conosciuta come la Coca Cola nel mondo, invece, è dire molto. Dunque, siamo alla fine del 1700, un certo “Bate” (Giovanni Battista) Purin era un oste molto alla buona lassù al Crucolo (cocuzzolo) in val Campelle, laterale della Valsugana. Era un pastore, contadino e macellaio che aveva avuto alcune figlie e i figli Germano (nato nel 1821), Isidoro ed Eustachio. Germano si sposa, lavora come il padre, si fa anziano e Giordano (1852-1937), uno dei suoi figli, prosegue nell’attività paterna con l’aiuto degli zii. Giordano è ancor più poliedrico del padre: con le proprie mani e propri prodotti (verdure latte, uva, maiali e vitelli) fa crauti, formaggio, vino, grappe, salumi, venduti lassù in una casupola che è poco più di una stamberga con annessa stalla. Sua moglie Teresa (1855-1902) gli dà i figli Germano (1881-1936), Antonio (1887-1956) e alcune figlie. Scoppia la prima guerra mondiale e quella zona, ai confini tra Italia e Austria, è tra due fuochi. Quel casolare, dove gli abitanti delle baite vicine andavano a mangiare, a bere un gotto, a giocare alla morra e alle carte, è sventrato dalle cannonate. Rimanene in piedi soltanto la tettoia su cui una mano ignota scrive “rifugio”. Sono soprattutto Antonio, sua moglie Maria Pecoraro e i loro figli Rina (1923-1987), Celsio (1926-1996) e Giordano (1930-2012) – gli omonimi si ripetono a raffica - quelli che, a cannoni finalmente in silenzio, si danno più da fare per ricostruire la casa e proseguire l’attività dei nonni. Come in ogni famiglia anche tra i Purin c’è chi ha una marcia in più dei fratelli: è l’ultimo nato, Giordano. Nel 1956 siede da solo a cassetta del “Rifugio Crucolo”, si sposa con Angelina (1931) dando alla casetta un aspetto più piacevole. L’iniziativa “turistico-imprenditoriale” della famiglia Purin che si organizza in squadra multidisciplinare è ormai sulla rampa di lancio. Nascono Quirino (1953), Maria (1956), Danilo (1960) e nel medesimo stesso anno nasce… il famoso Parampampoli. Di questo lieto e alcoolico evento la sala parto è la cucina con il “fogolar” acceso, Giordano è l’ostetrico che sta mescolando in una ramina (la puerpera) una miscela di caffè, vino, zucchero e grappa. Improvvisamente la miscela s’incendia e sprigionando scintille. Spento questo “fuoco d’artificio”, Giordano prova a bere la bevanda – ottima – che gli induce rutti polifemici a testimonianza di una turbo-digestione. Un qualche ritocco all’improvvisata ricetta e Parampampoli cresce facendosi onore a tutti gli stomaci dei commensali del Crucolo, ristorante, rifugio e gastronomia che nei tempi successivi colleziona record mondiali come il salame più lungo del mondo (60 metri) e una forma di formaggio “Crucolo” del peso di sette quintali.

Adesso, oltre alla madre Angelina, anziana ma valida, al rifugio Crucolo, all’Hotel Spera e alla “Bottega” di Scurelle, (quest’ultime due sono successive iniziative della famiglia) lavorano Quirino e sua moglie Daniela, Maria con il marito Renato e i loro due figli Devis (1978) e Ivan (1985), Danilo con la moglie Albina e i due figli Valentino (1986), Nicola (1989).Il terzo è Leandro (1996).

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