Gheser e le «Frecce tricolori» un debutto da incorniciare
Il pilota di caccia, originario di Lavarone, ha dato spettacolo con il suo Aeromacchi nel cielo di Rivolto Oltre 4000 persone con il naso all’insù, fra cui un centinaio di amici e parenti dal suo paese natale
LAVARONE. Un debutto da incorniciare. Vigilio Gheser, 34 anni il 9 settembre, ex maestro di sci di Lavarone, oggi pilota di aerei da caccia dell'Aeronatica militare, il primo maggio 2012 lo ricorderà per lunghissimo tempo. E con lui, tutta la sua famiglia e i suoi compaesani. Dopo sei mesi di addestramento, severissimo, con i freschi gradi di capitano, Gheser ha debuttato nella formazione della Pattuglia acrobatica nazionale delle Frecce tricolori. «Fantastico», racconta il giorno dopo, dalla base del 313° gruppo di addestramento acrobatico di Rivolto (Udine). Lo troviamo impegnato a ripulire i resti della grigliata con tutti gli amici: un centinaio solo dalla “sua” Lavarone. Un mercoledì mattina di relax, prima di risalire a bordo del suo Aeromacchi Mb 339 (velivoli che festeggiano quest’anno trent’anni di ininterrotta attività con la Pan) per la prima esibizione ufficiale di sabato a Cesenatico. «Sono state emozioni incredibili, nuove, che mai avrei pensato di provare. Anche perché, a guardarmi, c’erano familiari, amici, fan». L’esibizione dei dieci piloti della formazione della pattuglia acrobatica, per la tradizionale festa delle Frecce tricolori, è stata perfetta. «Sole, nuvole alte, cielo terso, poco vento, le condizioni migliori per la pattuglia che ha potuto eseguire tutto il programma - racconta il capitano Andrea Soro, pilota e speaker dell’evento - dai sorvoli lineari al looping fino alla “bomba” finale. C’erano quattromila persone ad applaudirli.».
Il capitano Vigilio Gheser racconta la sua esperienza. Pilota di caccia Am-x del 32° stormo di Amendola (Foggia), sei mesi fa è entrato a far parte delle Frecce tricolori. Con oltre mille ore di volo operativo alle spalle, «martedì mattina ha provato una scarica di adrenalina diversa. Alle cinque del mattino, ero già sveglio. La tensione era alta. Quando ho visto tutte quelle persone mi sono caricato ancora di più. Anzi, devo dire che mi hanno aiutato molto a concentrarmi».
Preoccupazioni? Paura di sbagliare? «Non particolari - risponde Gheser, premiato a 27 anni con la medaglia di bronzo al valor aeronautico - sei mesi di preparazione e un iter addestrativo così ampio, ti danno una sicurezza di gestione del velivolo e del lavoro. Non hai imprevisti. O almeno li hai provati tutti in allenamento». Per Gheser, l’esperienza delle Frecce tricolori è «un miglioramento personale, di crescita della mia persona. E’ una bellissima parentesi. Ti completa come pilota».
Cosa succede quando compi evoluzioni nel cielo con l’aereo? «Ti sembra che il tempo vada molto più lento. Rispetto agli aerei da caccia, ti sembra di guidare un go-kart. Devi abituare il corpo a sentire la macchina». Quando vai all’estero, ti senti fiero di essere italiano? «Certo. Guido una macchina italiana, sono un pilota italiano. Sono orgoglioso del mestiere che faccio. Anche questo contribuisce a portare in giro per il mondo il nome dell’Italia».
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