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Furti d’identità: occhio ai dati pubblici su Facebook

Intellegit, la start up dell’Università di Trento nata lo scorso ottobre, ha ideato un software per riconoscere in anticipo le transazioni eseguite sotto mentite spoglie



TRENTO. Le truffe online sono ormai un fenomeno all’ordine del giorno: un settore della criminalità che si sta allargando a macchia d’olio e con cui più o meno tutti prima o poi avremo a che fare. È importante conoscere come funziona il raggiro online, per questo abbiamo deciso di trattarlo nel nostro caso della settimana. Queste truffe coinvolgono decine di migliaia di persone ogni anno e causano danni da centinaia di milioni di euro. Ed è per rimediare a questi problemi che è nata Intellegit, la start up dell’Università di Trento che si occupa di combattere le frodi sul web. Per capirci qualcosa di più abbiamo parlato con Andrea Cauduro, ricercatore di Unitn e amministratore delegato di Intellegit.

Dottor Cauduro, oggi si parla molto di truffe online: cosa sono esattamente?

Quella delle truffe online è una categoria ampissima, come nel mondo reale: racchiude tutti i casi in cui il truffatore fa credere al truffato una cosa falsa. La differenza è che online esistono i crimini d’identità, che comprendono sia la frode d’identità (per cui il truffatore si inventa un’identità fasulla) sia il vero e proprio furto di dati personali.

Quali sono i rischi per chi subisce un furto d’identità?

Di solito i dati rubati vengono usati per chiedere prestiti o servizi di telefonia che risultano formalmente richiesti dalla vittima, che magari si vede arrivare a casa dei conti spropositati. In realtà il consumatore è tutelato: una volta inoltrata la procedura di disconoscimento il consumatore non è tenuto a pagare, e il danno ricade sull’azienda. Il problema, oltre ai costi per le aziende, è che alle volte risulta difficile rimediare: se per esempio si finisce nel registro dei protesti non è facile dimostrare che è stata colpa di un furto d’identità. Ci vuole tempo, e questo rende anche difficile quantificare il danno. Oltretutto, anche avviando una denuncia, è quasi impossibile identificare il colpevole.

E cosa possiamo fare noi consumatori, utenti della rete, per evitare tutto questo?

Il problema è che lasciamo in giro una quantità smisurata di informazioni personali senza rendercene conto: il 10% degli utenti di Facebook rende pubblici tutti i dati necessari per risalire al codice fiscale. Questi dati, una volta pubblicati, possono essere raccolti dai ladri d’identità. Ecco, è proprio alle informazioni rese pubbliche che bisogna stare attenti.

La vostra start up come lavora per combattere le frodi?

Oltre ad attività di formazione e sensibilizzazione, abbiamo sviluppato una serie di software capaci, sostanzialmente, di riconoscere le richieste che hanno un’alta probabilità di provenire da identità false o rubate; questo è importante, perché le transazioni sono 7-8 al secondo, e controllarle non è un lavoro alla portata degli umani. In più, abbiamo anche una serie di prodotti specifici per i consumatori online: Veripharma, ad esempio, è un’applicazione che consente di verificare se le farmacie che troviamo online sono legali oppure no.

Una sorta di etichetta di attendibilità, quindi. Questa app esiste solo per le farmacie o si trova anche per altri settori commerciali?

L’applicazione è nata per i prodotti farmaceutici perché in Italia si sta attuando la liberalizzazione delle farmacie, e il 99% delle farmacie online sono illegali o vendono farmaci contraffatti. Adesso siamo in una fase prototipale e non posso dire di più, ma il principio di base di Veripharma è tranquillamente applicabile ad altri settori.

(g.f.)













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