«Fuga imprevedibile? Non è vero C’era il precedente di Joze» 

L’intervista. Le riflessioni del zoologo Adriano Martinoli: «Un orso sotto-stress può ottenere prestazioni incredibili Senza anestesia, l’animale andava prima messo in una gabbia chiusa. Il radiocollare? Non capisco perché sia stato tolto»


Gianfranco Piccoli


trento. «Visto dall’esterno, si ha la sensazione che dietro alla cattura di M49 sia mancata una regia tecnico-scientifica in grado di pianificare tutti i possibili scenari». A dirlo è il professor Adriano Martinoli, docente associato di zoologia e conservazione della fauna all’Università dell’Insubria di Varese e Como. Martinoli a suo tempo aveva seguito da addetto ai lavori il progetto Life Ursus sin dagli albori.

Professore, si ha la sensazione che la fuga di M49 – vista la dinamica - sia accompagnata dal termine “imprevedibilità”. È d’accordo?

Sentir parlare di imprevedibilità mi colpisce. Anni fa Joze ebbe un comportamento del tutto analogo (lo abbiamo ricordato ieri sul Trentino ndr), scavalcando il recinto del centro faunistico di Spormaggiore per raggiungere le due femmine. Ricordo che già allora ci eravamo stupiti. Un animale profondamente spaventato e sotto stress, può fare prestazioni impensabili.

È una spiegazione alla fuga di M49?

Immagino che la fuga sia stata frutto di molti tentativi. Certamente M49 era sotto stress, e l’assenza di un anestetico gli ha moltiplicato le forze.

Ci si chiede come M49 abbia potuto superare le barriere elettrificate. In molti video che circolano nel web si vedono orsi fuggire al primo contatto con le reti.

Un conto è un animale – non solo l’orso, pensiamo ad esempio ai lupi - che si avvicina con circospezione alle prede: si avvicina con tutt’altro meccanismo comportamentale. Sono più preoccupati, hanno più timore e se toccano la recinzione elettrificata si spaventano e si allontanano immediatamente. Diverso il caso di un orso super-stressato che ha come unico obiettivo recuperare la libertà. Secondo me, le scosse ripetute non sono deterrente sufficiente. Mi stupisce che non ci sia stata una sorveglianza attiva dopo la liberazione nel recinto.

Cosa non la convince?

Il fatto che all’orsoM49 sia stato tolto il radiocollare immediatamente (che era l’unico elemento di contatto), mi fa pensare ad un intervento emergenziale in senso ampio. Quando si è sottoposti alla necessità di fare tutto in tempi brevi, forse non si pianificano nel dettaglio gli scenari e come posso risolverli. C’è stata senz’altro una regìa operativa, ci mancherebbe, ma forse è mancata una regia scientifica che avesse una visione ampia e una conoscenza di dettaglio di quale potevano essere tutte le ripercussioni. A mio avviso, sono state sottovalutate le possibili reazioni di M49.

Sta dicendo che la cattura andava gestita diversamente?

Liberare immediatamente un orso non sedato senza un recinto di preadattamento completamente chiuso, senza una sorveglianza 24 ore su 24 almeno il primo giorno...

Cosa intende per recinto di preadattamento?

Quando si cattura un animale di così grosse dimensioni senza anestesia, prima di rilasciarlo in un recinto aperto lo si mette in una gabbia di contenimento, quindi completamente chiusa, e lo si lascia rilassare. In genere un segnale molto semplice è che quando l’animale riprende a mangiare in autonomia significa che il suo focus centrale è cambiato e pensa ad alimentarsi e a bere. Solo dopo questi segnali si tenta un rilascio, con personale di sorveglianza pronto ad intervenire con i dardi per la narcosi. Non ero lì, non so cosa sia successo, mi sembra però evidente che non siano stati previsti tutti i possibili scenari.

Come comportarsi ora con l’orso in fuga?

Non so se è vero, perché l’ho letto nelle cronache, ma immediatamente dopo la fuga hanno cercato di inseguirlo con i cani... Nei pochi casi noti di reazione contro l’uomo, il fattore scatenante è stata la presenza del cane. Forse non è stata una soluzione estremamente meditata.

Quindi?

L’orso è in un ambiente nuovo, stressato e quindi vorrà starsene per conto suo per evitare il contatto con l’uomo. Spero sia così. Io per alcuni giorni lo lascerei tranquillo perché riacquisti un comportamento normale e non prevalga lo stress. Mi limiterei a monitorare la situazione. Di certo la fuga dal recinto non è per forza sinonimo di aggressività.

Uscendo dal tema-cattura, qual è il suo pensiero rispetto alla gestione di orsi “problematici”?

Dal punto di vista di chi si occupa di strategie di conservazione della specie, l’obiettivo non sono i singoli individui, ma il mantenimento a lungo termine della popolazione. Nel momento in cui abbiamo orsi “problematici” (concetto che dipende molto dalla sensibilità sociale, non ha un significato tecnico-scientifico) l’intervento di rimozione è uno dei sistemi previsti: un individuo che getta discredito alla specie, è meglio venga rimosso.

Quando parla di rimozione intende anche l’abbattimento?

Sì, senza preclusione. È una decisione tecnica ma anche sociale: Dj3 sta meglio in un recinto o era meglio abbatterla?















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