Folla alla serata Patt al Muse: prove di campagna elettorale 

L’incontro. Ospite il direttore del Censis Valerii, che ha parlato della società del rancore: «Italia poco sicura? Non c’è riscontro nei dati: non ci sono mai stati così pochi reati gravi»


Valentina Leone


Trento. Prove generali di campagna elettorale per il Patt. In grande stile, visto che a riunire il partito, con al fianco anche il candidato sindaco del centrosinistra Franco Ianeselli, ci ha pensato il direttore del Censis Massimiliano Valerii. Atrio del Muse stracolmo per ascoltare come si può andare “Oltre la società del rancore” - questo il titolo dell’incontro organizzato dal gruppo consiliare autonomista - le Stelle alpine sono apparse ringalluzzite, complice forse l’aver evitato un nuovo “cul de sac” appoggiando sin da subito l’ex segretario della Cgil.

La politica (e non solo) in sala

Così ieri ha sfilato il partito al gran completo, pur con qualche assenza illustre: non mancavano i big naturalmente, da Ugo Rossi a Michele Dallapiccola e Paola Demagri; poi l’assessore comunale uscente Tiziano Uez, il consigliere Alberto Pattini, l’ex assessore Fabiano Condini, il sindaco di Palù del Fersina Stefano Moltrer e il giovane presidente della circoscrizione di Sardagna Alberto Pedrotti. Non pervenuto, invece, l’assessore Roberto Stanchina. Pochi i volti noti del Pd, mentre dal mondo sindacale c’era il segretario della Uil Walter Alotti e l’ex segretario della Cisl Lorenzo Pomini. In prima fila, infine, anche il rettore dell’Università di Trento Paolo Collini.

L’età della rabbia

Dallapiccola ha introdotto Valerii facendo riferimento al vaccino anti-rabbia, “e quella rabbia noi oggi la viviamo interiormente, e per essa sembra mancare un antidoto”. Proprio su questo Valerii ha parlato a lungo, partendo dalla caduta del Muro per arrivare, infine, ai giorni nostri. Dati alla mano, il direttore del Censis ritiene che la grande crisi abbattutasi in questa fase sull’Occidente abbia anche una forte componente immateriale, dovuta principalmente «alla crisi di tre grandi narrazioni»: il crollo della lettura apologetica della globalizzazione, la perdita di fiducia nel fatto che, dopo il 1989, avremmo trovato una nuova patria senza frontiere - «mentre oggi l’Europa è diventata una nemica sulla quale scaricare tutte le nostre frustrazioni» - e infine internet, che non è più visto «come una formidabile leva per diffondere libertà e demarcazione in tutto il globo», ma come un veicolo, spesso, di fake-news e individualismo spinto. Tutto questo - sostiene Valerii - ha provocato «un naufragio, un grande spaesamento».

Italia mai così sicura

Anche perché, sempre dati alla mano, quella che lui definisce «una nuova antropologia dell’insicurezza», cozza con i dati statistici: «L’Italia è il paese più sicuro di sempre, tutti i reati sono in diminuzione, dagli omicidi alle rapine, e questo bisogno radicale di sicurezza è una spia».

Ascensore sociale bloccato e «perdita di una cornice di senso alla quale ancorare la narrazione della nostra identità» sono gli ingredienti perfetti per quella che viene definita «la società del rancore», quella che molte volte vede la rabbia «scaricarsi su chi è molto più in alto di noi, come l’Unione europea, o molto più in basso, come gli immigrati». Ma come se ne viene fuori, allora? «Rimettendo al centro desiderio e futuro, ritrovando un immaginario fertile. La crisi immateriale si combatte così».

Chiude Ugo Rossi, soddisfatto per la sala piena, «fatto raro quando l’invito arriva dalla politica». L’ex governatore ricorda il lavoro che oggi spetta al Patt come opposizione, «abbiamo un ruolo di controllo, e cerchiamo di mettere qualche contenuto nella parola futuro». Poi annuncia che «di comizi ne faremo tanti, ma questa sera - chiosa - è il caso soprattutto di fare un in bocca al lupo grande a Franco Ianeselli».













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