la cooperativa

Donne fragili dietro il bancone del bar al castello

Si chiama “Forchetta e Rastrello” e segue ragazze con un passato difficile per permettere loro un reinserimento lavorativo. I progetti al Buonconsiglio e a Castel Beseno


Daniele Peretti


TRENTO. Forchetta & Rastrello è una cooperativa al femminile (su 8 soci, 6 sono donne) con un progetto di avviamento al lavoro per donne in difficoltà all’interno del Castello del Buonconsiglio ed in estate anche a Castel Beseno dove ha aperto due bar. La cooperativa, (di cui è presidente Barbara Grassi) nasce nel 2014 come spin off della cooperativa Samuele. Ai bar lavorano persone fragili, disabili o donne che hanno subito violenza e persone che provengono da esperienze di dipendenze varie. Roberta Muraro ne è la coordinatrice. «Gestiamo due caffetterie con pasti veloci che ci vengono forniti dal servizio catering della cooperativa Samuele - racconta - La referente del progetto all’interno del Castello del Buonconsiglio è Andreea Pană. In un biennio cerchiamo di formare le ragazze in modo tale che possano essere pronte ad entrare nel mondo del lavoro».

Quali sono i vostri compiti?

Mettiamo a disposizione le nostre esperienze: io sono stata titolare di un bar per anni, Andreea ha lavorato nella ristorazione, il cuoco Alessandro Montorsi gestisce anche la mensa degli Artigianelli. L’importante è che ci sia la disponibilità da parte di chi arriva ad imparare.

Quali sono i principali problemi?

La gestione dell’ansia nei momenti di maggior lavoro. Le dipendenti non riescono sempre a gestire lo stress. Le dobbiamo accompagnare fuori dal locale, far loro bere un bicchiere d’acqua e quando sono pronte riprendono il servizio. L’aiuto reciproco è fondamentale. Lo stesso succede con le crisi di panico. Collaboriamo anche con Anffas e Villaggio del Fanciullo.

Qual è l’impatto sulla clientela?

Nessun problema con i clienti abituali che conoscono la situazione, mentre i turisti si attendono, in considerazione anche dell’ambiente, un servizio di alta qualità.

Non sono informati?

Non lo abbiamo mai voluto fare, ma adesso abbiamo cambiato idea e questa intervista è uno dei modi che attueremo per farci conoscere e far conoscere quello che facciamo.

Un impegno che deve dare molte soddisfazioni, è così?

Le dà anche perché siamo l’ultimo stadio di un progetto di recupero delle persone fragili che dopo di noi entrano nel mondo del lavoro e possono ricominciare a vivere. È bello vederle andare via sicure di se stesse dopo essere arrivate timorose ed impaurite. Quella è la nostra soddisfazione più grande.

Qualcuna che ricorda con piacere?

Due donne. La prima è Sanaa una ragazza saudita che era segregata in casa dal marito ma è riuscita a scappare e si è rivolta ai carabinieri, dopo il nostro tirocinio lavora stabilmente. L’altra è una mamma nigeriana in Italia col marito e due figli minorenni. Per il mantenimento della famiglia era indispensabile un secondo stipendio. È venuta da noi, ha imparato a fare la cameriera ed ora è dipendente della cooperativa Samuele.

Passati difficili che non si sono mai ripresentati durante le ore di lavoro?

Per fortuna no. In tutti i casi siamo sempre seguiti dalla sorveglianza del Castello che passa regolarmente e durante il giorno si ferma a prendere il caffè: così evitiamo i problemi.

Progetti?

Il più interessante è quello che stiamo realizzando a Mori dove abbiamo aperto un laboratorio di saponi con un Maestro Saponiere. I clienti ci portano o i prodotti base oppure i loro loghi come nel caso di alberghi e ristoranti e noi personalizziamo i saponi. Il secondo è nel settore delle pulizie dove lavorano due signore. La prima è originaria della Costa d’Avorio e fa pulizie in uffici a Gardolo e Cognola in più aiuta una nostra collaboratrice italiana referente delle pulizie al Museo di San Michele.

Interessante, ma in tutto questo, che spazio c’è per il rastrello?

Giusto, in realtà non c’è più. Quando abbiamo fondato la cooperativa a fianco della ristorazione (la forchetta) c’era anche un progetto di agricoltura sociale (il rastrello) che poi abbiamo abbandonato.

La vostra è anche un’attività turistica, che prospettive vedete?

Come affluenza nel 2023 dovremmo arrivare ai numeri pre Covid, l’incognita è la capacità di spesa. È per questo motivo che cerchiamo delle alternative all’attività tradizionale come la lettura delle fiabe per i bambini o la presentazione di libri in collaborazione con la libreria Due Punti di San Martino. Ad aiutare la frequentazione del bar del Castello del Buonconsiglio potrebbe anche servire sapere che l’accesso ai giardini non solo è gratuita, ma gli spazi possono essere tranquillamente usufruiti come qualsiasi altro spazio verde pubblico e quindi per sedersi ai tavoli del bar non si deve pagare il biglietto d’ingresso.

 













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