«Credeva nei valori persi dall’Europa»
L’addio in Duomo a Giustiniano de Pretis con il caldo abbraccio degli alpini e degli amici del Villaggio Sos
TRENTO. L’omaggio delle penne nere ha prevalso su tutto, ieri all’estremo saluto a Giustiniano de Pretis: funzione funebre in Duomo a Trento e poi tumulazione nel piccolo cimitero di Cagnò, suo paese d’origine. Gli alpini trentini sono accorsi numerosi per salutare il “capitano” che aveva ricoperto la carica di presidente dal 1988 al 1996, ma era stato anche partecipe di molte attività alpine, prime e dopo il suo incarico. Ora era presidente onorario. Decine di gagliardetti, con in testa il vessillo sezionale hanno accompagnato il rito religioso. Con loro anche il gonfalone del Villaggio Sos del fanciullo di Trento. Per un ventennio aveva ricoperto la presidenza anche per questo prezioso ente sociale. Giustiniano de Pretis era stato uomo dello Stato, come funzionario della Prefettura, come capo di gabinetto prima e Commissario del Governo poi, sia a Bolzano sia a Trento. Ma questo suo ruolo di servitore dello stato si era intrecciato sempre con l’Associazione nazionale alpini e appunto il Villaggio Sos. A dimostrazione del suo impegno nel sociale.
La messa funebre è stata celebrata in Duomo da monsignor Luigi Facchinelli insieme a don Sandro de Pretis. Il prelato ha ricordato l’alpino come uomo impegnato «a portare avanti quei valori che oggi l’Europa in decadimento, non ricorda più». Lo ha anche ricordato come uomo semplice, alla buona che non faceva pesare la propria carica istituzionale. Poi è stata la volta di Giuseppe Demattè, anche lui con un ruolo che ha visto intrecciarsi la presidenza della Sezione Ana Trento con quella del Villaggio Sos. Demattè ha evidenziato la stima che tutti avevano per Giustiniano de Pretis: «Per questo siamo vicini alla famiglia - ha detto - per questo occorre ricordare la crescita che ha saputo imprimere al Villaggio, agli ottimi rapporti che aveva con il fondatore Hermann Gmeiner e con le “mamme” che si dedicavamo alle necessità di 7-8 ragazzi ciascuna». Le parole di Demattè sono quindi immancabilmente scivolate nell’alpinità, nell’accordo con Celestino Margonari (altro presidente Ana a Trento) per la storica “baita don Onorio Spada”. «È stato un uomo sempre stimato», ha concluso rivolgendosi ai figli ai nipoti. Quindi Maurizio Pinamonti, attuale presidente Ana Trento. Ne ha ricordato alcuni”passaggi” da alpino: arruolato a Merano (5° battaglione di istruzione allievi universitari), poi allievo della Scuola allievi ufficiali con Celestino Margonari che ritroverà anni dopo; sfuggito al campo di concentramento, si trasferì a Bolzano per seguire la carriera in prefettura, e si iscrisse all’Ana, condividendone sempre principi e valori che porterà avanti negli anni. Subentrò a Celestino Margonari alla presidenza e a lui sono da ascrivere: l’edificio per disabili a Putzu Iddu in Sardegna, l’avvio della Protezione civile (e dei Nu.Vol.A) del cui centro divenne presidente, la nascita del Coro sezionale, ieri in chiesa, ma anche della nuova sede di vicolo Benassuti.
Con i molti alpini anche Marco Depaoli (vicepresidente del Consiglio regionale), il sindaco Alessandro Andreatta, consiglieri regionali e parlamentari, rappresentanze dei combattenti e reduci, dei carabinieri, il commissario Francesco Squarcina e il questore Giorgio Iacobone, funzionari e politici. Quindi, cerimonia a Cagnò dove è stato tumulato dopo gli interventi del sindaco Ivan Dalpiaz e di Pierluigi Fauri (alpino, vigile del fuoco, presidente Cmf). (r.g.)