«Corsi di italiano per stranieri, serve l’aiuto del pubblico»

Trento. «I corsi di italiano dovevano essere rinforzati, e non certo tagliati. Il volontariato non può e non deve sostituire l’ente pubblico nell’erogazione di un servizio fondamentale». Così...



Trento. «I corsi di italiano dovevano essere rinforzati, e non certo tagliati. Il volontariato non può e non deve sostituire l’ente pubblico nell’erogazione di un servizio fondamentale». Così scrivono le scuole di italiano per migranti della Rete Italiano a Trento - della quale fanno parte realtà come Atas, Astalli, LiberaLaParola, Ama - in una lettera indirizzata alle istituzioni locali, nella quale viene ribadito il giudizio severo sui tagli al sistema di accoglienza decisi dalla Giunta Fugatti.

Solo nel 2019 gruppi e associazioni, tramite il supporto dei volontari, hanno offerto circa 900 ore di formazione, alle quali vanno aggiunte ulteriori attività, dalla programmazione alle conversazioni, fino ai progetti.

Le scuole però chiedono che a garantire i servizi fondamentali ci pensino in primis le istituzioni: «L’offerta dei centri Eda non è più sufficiente, in quanto sono rimasti praticamente da soli ad affrontare la domanda di corsi certificabili di lingua e di alfabetizzazione. La scelta di tagliare i fondi per i corsi di italiano e di mortificare le competenze affinate nel tempo da figure professionali formatesi per l’insegnamento della lingua e dell’accoglienza è un atto che riduce la coesione sociale e promuove la povertà. Quando gli albergatori ci chiamano chiedendo di attivare corsi perché non trovano lavoratori che parlino italiano per coprire le attività stagionali, ci risulta evidente che questa povertà imposta “per legge” è cieca e sorda soprattutto verso il futuro prossimo. Quando l’Agenzia del lavoro indirizza alla nostra rete le persone in cerca di lavoro, perché arrivino al livello di lingua minimo richiesto per i corsi professionalizzanti, ci chiediamo come sia possibile che ciò che è istituzionalizzato debba ricorrere al volontariato per sopravvivere. Ci rendiamo conto che qualcosa di strutturale è stato tolto, impoverendo la comunità intera e togliendo a persone che hanno diritto all’accoglienza, in quanto richiedenti asilo, anche le opportunità di apprendere la lingua italiana».

La missiva si conclude con un doppio invito: al Comune di Trento vengono chiesti «con urgenza», «spazi e un sostegno convinto», mentre alla Giunta si chiede «il ripristino e una riprogettazione dell’offerta di corsi di italiano all’interno del sistema dell’accoglienza».















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