il caso

Conigli sereni al cimitero: catture ferme da febbraio

La Lav era stata bloccata per «discutibili veti dettati da ragioni idrogeologiche» I cacciatori: «Siamo disponibili ma nessuno ci chiama». Silenzio dell’assessora


di Luca Marognoli


TRENTO. I conigli al cimitero saranno forse calati di numero ma, come dimostrano le loro inconfondibili tracce, ci sono ancora. Tuttavia, da febbraio nessuno li cattura più. Da un lato gli operatori della Lav sono stati fermati dopo una quarantina di catture, dall’altro l’Associazione cacciatori - che pur aveva dato la sua disponibilità - non è mai stata fatta intervenire. Come il Comune intenda intervenire, con la festa dei defunti che si avvicina, è un mistero. Marika Ferrari, assessora alle politiche ambientali, è criptica: «Con il servizio ambiente stiamo facendo delle valutazioni per risolvere il problema. Mi riservo di fare riflessioni personali...». Sembra siano in atto dei lavori di rafforzamento delle reti, sul lato lungo la ferrovia, ma a palazzo Thun le bocche sono cucite.

Simone Stefani, responsabile della sede trentina della Lav, la Lega anti-vivisezione, conosce bene l’argomento: «Ci hanno bloccato in febbraio: da allora non è più possibile l'attività di cattura e traslocazione. Avevano messo dei discutibili veti per motivi idrogeologici alla liberazione lungo le roste. Ma non si hanno notizie, dal punto di vista scientifico, che i conigli rappresentino un pericolo per la stabilità idrogeologica di un argine, anche perché non si sta parlando di 100 mila esemplari. Tutto è stato affrontato in maniera approssimativa dal punto di vista faunistico». Comunque «finché non sarà realizzata una recinzione adeguata - continua - anche la traslocazione risulta di fatto inutile perché il perimetro cimiteriale non è perfettamente coibentato, soprattutto nel campo sud, lungo la ferrovia, ma ci riferiscono che gli animali entrano anche dai cancelli».

La Lav si era messa a disposizione «a titolo volontaristico per cercare di risolvere i disagi delle persone che si lamentavano e anche quelli degli animali, visto che il posto stava diventando pericoloso pure per loro. In oltre tre mesi di lavoro ne avevamo presi e liberati 35-40. Una decina i volontari coinvolti». Quanti fossero i conigli all'inizio non si sa: «Non è mai stato fatto uno studio approfondito: basterebbe investire poche centinaia di euro e cominciare da quello per poi fare i ragionamenti relativi con il comitato faunistico e l’autorità di bacino. L'importante è che si salvaguardi la vita di questi animali, che sono lì perché gli hanno sottratto il territorio in cui stavano, alle Albere: 140 mila metri quadrati. Se non vogliamo i conigli al cimitero, recintiamolo, come accade in gran parte delle città italiane. Forse stanno aspettando di ultimare i lavori».

Carlo Pezzato, presidente dell'Associazione cacciatori, conferma di essere in stand-by: «Ci era stata chiesta nel terzultimo comitato una disponibilità a collaborare: noi l'abbiamo data non tanto al comitato ma al Comune di Trento dicendo: noi ve li catturiamo, diamo il supporto tecnico visto che lo facciamo in tante situazioni, ve li consegniamo ma poi ve li gestite. Da quel momento in poi non abbiamo più saputo nulla. Non siamo stati più coinvolti: il problema del coniglio non è prenderlo ma cosa farne dopo e deve risolverlo il Comune con la Provincia. Presumo che la difficoltà stia nel ricollocarli». Quanto alla situazione attuale - aggiunge - «capita anche me di andare al cimitero e si vedono tuttora numerosi».

Maurizio Zanin, dirigente del servizio faunistico della Provincia, afferma che un'autorizzazione che consente la cattura in deroga risulta tuttora in essere: «Sta al Comune regolarsi su questa base». Secondo fonti bene informate i conigli rimasti sarebbero una decina nel campo nord, ma difficilmente stimabili in quello sud, dove il cantiere è in corso.













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