«Centraline, basta incentivi» protesta degli ambientalisti
La delusione per il via libera della Provincia all’impianto sul torrente Arnò Siligardi: «Il fiume deve essere considerato un corpo vivente e va tutelato»
La seconda proposta presentata ieri è uno strumento tecnico nuovo, migliore secondo il Comitato del vigente «Deflusso minimo vitale», che regola la quantità minima di acqua che gli impianti di derivazione idroelettrica devono lasciare al fiume e alle sue forme di vita. Lo strumento nuovo, illustrato ieri dal professor Maurizio Siligardi, è il «Deflusso minimo ecologico», che considerando il fiume non come un semplice corso d’acqua ma come un corpo vivente, sarebbe meglio capace di tutelarne la biodiversità e le funzioni ecologiche. Peccato che all’orizzonte incombano due minacce: la prima è il Protocollo d’Intesa approvato in agosto di quest’anno fra la Provincia e il Coordinamento dei consorzi irrigui della val di Non, che dimezzerebbe il Dmv sui fiumi nonesi, per favorire la produzione di mele, che è aumenta (quasi raddoppiata). Gli ambientalisti si dichiarano nettamente contrari: «Questo vanificherebbe lo sforzo per portare l’irrigazione dell’agricoltura trentina al sistema a goccia», ha criticato Mauro Finotti. «Adesso è tempo di non aumentare la produzione di mele per ettaro oppure di evitare nuovi impianti». La seconda minaccia per le acque trentine è data da una delibera, approvata e spuntata quasi in segreto, che introduce una sperimentazione per ridurre i deflussi minimi vitali su alcune opere di presa. Torna dunque a due passi dalle elezioni, senza discussione pubblica, l’accordo, sventato a ottobre del 2016, fra la Provincia, ancora una volta, e Hydro Dolomiti Energia. L’assessore Mauro Gilmozzi al convegno di Malè su questi temi, a maggio del 2017, aveva fatto promesse importanti agli ambientalisti. Adesso si direbbero dimenticate.