«Catullo più “trentino” oppure non avrà un euro» 

Il futuro dell’aeroporto. Il presidente Fugatti annuncia un piano per valorizzare l’immagine del territorio a Verona. Degasperi ribatte: «Gli altri scali del nordest vanno molto meglio» 


Ubaldo Cordellini


Trento. «Noi crediamo nell’aeroporto di Verona, ma deve essere funzionale anche al nostro territorio, altrimenti non si capisce perché dovremmo continuare a investirci». Il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti lascia trasparire un po’ di insofferenza nei confronti della gestione del Catullo di cui la Provincia è uno dei principali azionisti, visto che detiene il 30 % di Aerogest la finanziaria che con il 47,5 per cento è la prima azionista del’aeroporto, davanti alla Save di Enrico Marchi che ha il 40%.

Fugatti questa volta, però, non chiede soltanto. Annuncia che la Provincia sta lavorando a un piano che valorizzi la presenza del Trentino all’aeroporto: «Entro poche settimane ci sarà un vero e proprio piano per la presenza del Trentino al Catullo con cartelli e pubblicità. Noi siamo un azionista importante, ma nessuno lo sa e questo non va bene. Il Catullo deve essere anche funzionale al nostro territorio». Fugatti spiega anche che l’infrastruttura è strategica in vista delle Olimpiadi del 2026 che si svolgeranno anche in Trentino, ma che deve essere un volano anche per il turismo trentino: «Gli operatori ci hanno avanzato soprattutto una richiesta: il Catullo deve essere collegato alla ferrovia o tramite Dossobuono o con un collegamento con la stazione Portanuova. . Noi abbiamo già fatto presente questa esigenza a Rfi e contiamo che il collegamento ferroviario si faccia in vista delle Olimpiadi». Altro capitolo aperto è il famoso aumento di capitale per finanziare l’ampliamento dell’aerostazione. L’argomento è stato accantonato anche per le perplessità del Trentino. Fugatti ha più volte spiegato che la Provincia è pronta a investire solo c’è un ritorno per il territorio.

Filippo Degasperi, consigliere dei 5 Stelle che ha più volte incalzato la giunta, anche ai tempi di Rossi, sul Catullo, però è scettico e cita i recenti dati sul traffico di passeggeri: «Sono trascorsi 5 anni dall’ingresso di Save nella compagine societaria della Catullo S.p.A. e, come tutti sanno, siamo messi molto peggio di come eravamo partiti: niente investimenti, forte ridimensionamento dello scalo e, soprattutto, il fallimento dello scalo bresciano Montichiari che pesa per più di 8 milioni di euro di perdite l’anno». Secondo Degasperi mancano i soldi: «I ben informati ci dicono che si lavora da mesi ad una soluzione per portare capitali freschi nella Catullo per fare qualche investimento. Noi ci chiediamo: ma non era Save che doveva portare quei capitali per fare gli investimenti? Non si riesce nemmeno ad attivare il collegamento ferroviario Dossobuono – Trento che è lì pronto, e invece pensano al collegamento ferroviario Aeroporto-Stazione Porta Nuova che oltre a costare una piccola fortuna, sarebbe sicuramente uno spreco visto lo stato in cui versa lo scalo veronese. Collegare Dossobuono con Trento sarebbe una gran cosa a costo quasi zero: allora perché non farlo?». Ma il punto su cui insiste molto Degasperi è quello relativo alle performances dello scalo che a suo dire non sono eccezionali: «Gli aeroporti del Nord Italia sono cresciuti molto più della media nazionale che è stata del 5% nel periodo gennaio - giugno 2019. Il Catullo ha avuto una crescita del 7.7% come passeggeri, 113.741 passeggeri in più (circa 600 passeggeri al giorno come incremento). Questo non è certo un risultato di cui essere fieri, considerando che di questi 113.741 passeggeri solamente 39.000 sono internazionali (circa 200 passeggeri al giorno di incremento). Il territorio ha bisogno di ben altro e soprattutto di turisti internazionali». E sì che l resto del Nord Italia non è certo rimasto a guardare, lo scalo di Bologna è cresciuto del 10.3% con il traffico internazionale che fa segnare un +13%, mentre lo scalo di Bergamo cresce del 5.1%, con un incremento di più di 600 mila passeggeri di cui 350 mila internazionali».

In questa situazione Degasperi chiede che il Catullo si smarchi dalla Save: «Ora chiediamo ai soci a partire dal socio Trentino che conta molto nell’azionariato Catullo, cosa sta succedendo? I bene informati dicono che si sono accapigliati all’ultimo consiglio e non sono d’accordo su niente con Save. Possibile che non si riesca a liberarsi di quello scomodissimo socio e cosiddetto “Partner Industriale” che vuol trasformare il Catullo in una succursule di Venezia?».













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