L'INTERVISTA paolo pendenza 

«Cari genitori, meno chat e più fiducia nei docenti» 

Il Caso della settimana. Il rappresentante dei dirigenti scolastici lancia un appello alle famiglie: «Il clima di polemica e i continui giudizi danneggiano soprattutto i vostri figli»


Luca Petermaier


Trento. Fiducia, capacità di ascolto degli insegnanti e pacatezza di ragionamento. Passa da questi tre concetti, secondo il responsabile dei dirigenti scolastici Paolo Pendenza, il mantenimento di buoni rapporti tra famiglie e genitori. Rapporti spesso turbati da critiche, sfiducia a prescindere, ritorsioni, cause facili in tribunale e tutta una serie di altri atteggiamenti che hanno come unico effetto quello di delegittimare il delicato ruolo dei docenti nel rapporto educativo con i ragazzi.

Professor Pendenza, ieri sul Trentino i sindacati hanno parlato di una crescente conflittualità tra famiglie e scuola. Anche lei la registra?

Se l’obiettivo è la crescita dello studente l’alleanza tra scuola e famiglie è essenziale. Ma se il messaggio che arriva dalla scuola è diverso da quello dei genitori allora lo studente è confuso e ne risente. Detto questo ci sono genitori che collaborano con le scuole in modo molto positivo e altri che a volte vorrebbero spiegare alla scuola cosa dovrebbe fare. E questo è eccessivo perché ognuno dovrebbe occuparsi del proprio ambito.

E questo genere di genitori sono sempre più ingombranti o ci sono sempre stati?

Gli strumenti di comunicazione di oggi, come la chat o Facebook, amplificano certi giudizi o prese di posizione che una volta, magari, i genitori avevano ma tenevano per sé. Il fatto è che questi post spesso rappresentano solo lo stato d’animo di un momento e non il reale clima della classe. Sono messaggi veloci, che contengono giudizi estemporanei anziché pacati e costruttivi.

E poi, quando si tratta di venire a scuola, farsi sentire di persona o partecipare alle attività i genitori che lo fanno sono pochi... O sbaglio?

Non sbaglia. Il numero dei genitori che partecipano alle riunioni è basso. È come se si delegasse agli strumenti di comunicazione elettronica la riflessione senza cercarla in un confronto di persona. I genitori dovrebbero capire che non possono dire tutto ciò che vogliono solo perché sono stati studenti anche loro. Non funziona così...

E poi oggi la scuola è profondamente cambiata...

Infatti. Bisogna mettersi anche in una prospettiva di ascolto rispetto all’attività didattica. È come se ci aspettassimo dai docenti le stesse risposte, gli stessi metodi, gli stessi approcci di 30 anni fa. Ma al nostro medico, però, non chiediamo perché non ci cura con le medicine di 30 anni fa e ci va benissimo che cambi metodo e ci proponga nuove cure.

In questa scuola che cambia, però, anche ai docenti sono richieste non solo nuove forme di insegnamento ma anche nuove forme di comunicazione con le famiglie. Non trova che pure i prof si dovrebbero adeguare?

Certo, ne sono convinto. Oggi i docenti hanno un nuovo impegno verso le famiglie, che è quello della trasparenza. Devono dire cosa fanno. Un tempo c’era la fiducia piena, una delega in bianco agli insegnanti. Oggi c’è una richiesta maggiore di conoscere ciò che si fa a scuola e come lo si fa. A questo i docenti si devono adeguare, a patto che dall’altra parte i genitori rispettino i ruoli e le forme.

Quello che abbiamo detto finora vale per l’aspetto didattico. Ma le difficoltà, hanno spiegato i sindacati, attengono anche al piano pratico: le gite. Organizzare uscite e attività all’esterno, col rischio di infortuni e magari di richieste danni da parte dei genitori, sta diventando complicato?

Diciamo che le normative in sé, sia quella sicurezza che quella sulla privacy, complicano la vita. Detto questo, è innegabile che oggi molto più di ieri, le famiglie siano pronte a denunciare la scuola nel caso di qualche piccolo infortunio o incidente durante le uscite. Questo è significativo. Ma mettiamoci nei panni dell’insegnante: chi glielo fa fare di assumersi certe responsabilità se poi si scopre che le famiglie è come se fossero lì in agguato per portarli in tribunale al primo contrattempo? Senza fiducia nei docenti si rischia che le attività didattiche fuori scuola che rappresentano un valore aggiunto per i ragazzi non si facciano più. E questo, come dicevo all’inizio, va solo ed esclusivamente a discapito degli studenti. E non solo dei figli dei genitori critici ma anche di quelli che si fidano di noi.













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