Capuzzo, re dei capelli e regina dei profumi
Tony imparò in Francia l'arte dell'acconciatura, Gabriella ereditò dalla madre la bottega
TRENTO. Novembre 1917. "Via, via, scanpemo tosato, te porto via sue spaee, qua tra poco riva i austriaci. El nostro esercito a Caporeto g'ha vuo 'na disfata. Mal de pansa o no, mejo scanpar da sto ospedal", così Severino Umberto Capuzzo, detto Tony, (1909-1994) raccontava ai propri figli Gabriella e Fabrizio che un soldato italiano lo aveva prelevato e salvato da una possibile brutta fine. Tony era il più giovane di una famiglia numerosa di Este, il cui padre Francesco era un agricoltore che commerciava i propri prodotti e che era rimasto vedovo molto giovane con moltissimi figli da sfamare. Insomma, dopo la Caporetto militare si prospettava quella famigliare. Lasciamo tutti i fratelli e le sorelle Capuzzo per seguire la strada che intraprende Tony che dapprima, ragazzino, sbarca il lunario lavorando qui e là. Poi decide di raggiungere il fratello che lavora alla Montecatini a Merano. Spirito libero, originale se non addirittura eccentrico, Tony capisce di non essere fatto per lavorare in fabbrica ("Non voglio ubbidire ai campanelli di una fabbrica") e giunge a Trento dove impara da un paio di barbieri della città il mestiere. E' l'epoca in cui a Trento arrivano molti veneti volenterosi che faranno fortuna (Ma i trentini sono stati colonizzati?) con i quali Tony stringerà forti legami di amicizia: Gualazzi (consulente d'arte), De Iorio (tessuti), Michelacci (assicurazioni), Bolgia (viaggi), Prestini (maestro di clarinetto) ed altri ancora. A venti anni è già un discreto barbiere da uomo, ma lui mira più in alto. Intuisce che il suo futuro redditizio può essere quello di parrucchiere per signora. Si sposa con la trentina Rita Camin, famiglia molto conosciuta a Trento, con cui nel 1935 apre un negozio di profumi e salone, il medesimo locale di adesso, quello nella stretta tra piazza Pasi e via Oss Mazzurana, Tony è tanto originale, spirito libero (ha sempre rifiutato la tessera fascista) e estroverso quanto ambizioso. Decide di andare a Parigi a scuola da Alessandre', il leader mondiale dei parrucchieri, il salone a cui si rivolge il gotha mondiale delle donne dello spettacolo. Si trova bene, impara e, adocchiato il locale giusto per lavorare in proprio, pensa di chiamare a sé la moglie a Parigi. Ma lei risponde picche, perché sta scoppiando la guerra e non è il caso di tentare la fortuna in uno stato straniero. Rientra, prosegue l'attività con successo alla luce soprattutto dell'esperienza parigina, in quel piccolissimo laboratorio con sei posti a sedere e lui da solo al taglio. La moglie in quel poco di spazio residuo riesce a gestire una delle prime profumerie della città. Si crea un cenacolo di belle donne della borghesia trentina, giovani e meno giovani, perché Tony Capuzzo, quel signore con i baffoni e il cappello a larghissime tese è - vox populi - il migliore sulla piazza. D'altra parte - ci si dà di gomito - ha fatto esperienza a Parigi, capitale dell'eleganza. Nel frattempo sono nati Gabriella (1940) e Fabrizio. Gabriella frequenta il Prati, si laurea alla Sapienza di Roma in Scienze politiche, insegna e, alla morte della madre (1908-1972) prende in mano il negozio di profumeria. Si sposa con l'architetto Dino Fadanelli che divide lo studio con Fabrizio, laureatosi anch'egli in architettura. Di Farbrizio c'è da annotare che ("natura non facit saltus") è stato il primo capellone che si sia visto a Trento, destando in una città ancora molto chiusa molte critiche. Di lui si ricorda anche la passione per la musica, lui che, come chitarrista del complesso i "Britanni" (imperavano i Beatles), è stato uno dei protagonisti cittadini di quell'epoca. Adesso la prosecuzione della generazione trentina Capuzzo (Gabriella, comunque, non è stata madre), è affidata ai figli di Fabrizio cui la moglie Franca Passerini ha dato Giacomo, laureato in archeologia ed ora in Spagna per un dottorato di ricerca (prossima tappa Israele per un importantissimo scavo archeologico) e Francesco, che studia ingegneria a Milano.