C’è più neve ora che in inverno, i rifugi alpini semi-sommersi 

Turismo e ambiente. I rifugisti si preparano a un super-lavoro per rispettare i tempi dell’apertura estiva La stagione ufficiale aprirebbe il 20 giugno ma molte strutture hanno già ricevuto prenotazioni per inizio mese


Andrea Selva


Trento. Fino a tre, quattro metri di neve oltre i 2.400 metri di quota, con gli ultimi fiocchi caduti anche ieri oltre i 1.700 metri di quota: sulle montagne trentine c’è (molta) più neve ora che durante lo scorso inverno. una situazione che sta creando qualche preoccupazione ai rifugisti che si troveranno a far fronte a un super lavoro in vista della riapertura estiva a cui mancano poche settimane.

La scadenza del 20 giugno

«Negli ultimi anni abbiamo sempre cercato di anticipare l’apertura dei nostri rifugi - racconta Egidio Bonapace, guida alpina e gestore del rifugio Segantini, a 2.373 metri di quota nel gruppo della Presanella - ma la realtà è che c’è un motivo per cui tradizionalmente l’apertura dei rifugi è prevista tra il 20 giugno e il 20 settembre». Si tratta di un termine che in realtà, in particolari situazioni, può essere derogato, ma l’obiettivo è comunque quello di rispettare la scadenza. «L’altro giorno sono salito al rifugio per valutare la possibilità di aprire ai primi di giugno per ospitare alcuni studenti, ma la situazione non è facile, e probabilmente dovrò rinunciare. Non tanto per arrivare al rifugio (con gli sci non è un problema) quanto per la ricerca dell’acqua che sotto la neve, paradossalmente, non è semplice» spiega Bonapace. «Anche se poi tutta questa neve si rivelerà una manna dal punto di vista idrico nel corso dell’estate».

Gli approvvigionamenti

Sul fronte orientale del Trentino, Sergio Rosi (proprietario con il figlio Daniele del rifugio Principe nel cuore del Catinaccio) sta valutando l’apertura per inizio giugno: «Abbiamo già ricevuto prenotazioni. Per noi il vero problema sono gli approvvigionamenti, perché finché la neve non si sarà completamente sciolta non potremo salire in quota con la motocarriola e dovremo fare affidamento solo sull’elicottero. Anche nel 2014 ci siamo trovati di fronte a una situazione simile».

Rifugi sommersi

Nel 2013 la foto del rifugio Boè, semi-sepolto dalla neve a 2.800 metri di quota nel gruppo Sass Pordoi, aveva suscitato grande stupore: era il 14 giugno. Ora molti rifugi sono in quella situazione. Ieri il gestore del rifugio Pertini (sotto il Sassolungo) ha pubblicato alcune immagini raccontando che c’è un metro di neve al suolo, ma che gli accumuli di neve portata dal vento sono molto superiori. Grande abbondanza di neve al rifugio Caduti dell’Adamello (3 mila metri di quota) dove il gestore Romano Ceschini ha misurato 6 metri di precipitazioni nevose al suolo solo da marzo. «Ma quando arriverà il caldo - spiega Bonapace - vedrete con quale velocità questa neve di primavera si scioglierà».













Scuola & Ricerca

In primo piano