l'allarme

Buoni pasto: sta per arrivare  una «tempesta perfetta»

 La denuncia dei sindacati confederali dopo la “morte” di Easy Lunch provinciale. «Gli esercenti, per starci dentro, aumentano i prezzi e per i lavoratori è un’altra perdita di salario



TRENTO. «Non ci siamo, si continua a non affrontare il problema e tutto è lasciato al corso degli eventi».

Queste le parole di Luigi Diaspro (Fp Cgil), Giuseppe Pallanch (Cisl Fp) e Andrea Bassetti (Uil Fpl), sull’operato della Provincia in seguito alla chiusura della app Trentino Easy Lunch (di Trentino Sviluppo) nata due anni fa per risolvere il problema delle commissioni applicate agli esercenti sui buoni pasto per i dipendenti provinciali.

Entrata in vigore come soluzione tampone, Easy Lunch era stata accolta favorevolmente, accontentando soprattutto i gestori di bar e ristoranti, perché garantiva margini soddisfacenti e pagamenti entro 30 giorni. L’appalto per la gestione della app era andato alla Day Ristoservice, finché la Provincia non dispose la decadenza dell'aggiudicazione. In seguito al ricorso della Day Ristoservice e alla sentenza a favore di quest’ultima da parte del Consiglio di Stato, l’azienda aveva chiesto di poter riprendere il servizio e ottenere 2 milioni di euro di ristori per la mancata attività.

A questo punto la Provincia ha dovuto eseguire la sentenza: il contratto è tornato con Day Ristoservice, in cambio anche della rinuncia a chiedere i danni. Ma si ripropongono anche le stesse criticità che avevano spinto alla soluzione “in house” due anni fa: con le commissioni applicate dal nuovo gestore, dicono, il margine di guadagno che era già molto risicato sparisce del tutto. E così gli esercenti, per mantenere i margini di guadagno, hanno iniziato ad alzare i prezzi.

I sindacati ieri sono tornati a denunciare la situazione: «Non si risolvono i problemi, salvo poi dover gestire con misure tampone sempre le stesse criticità. Intanto a pagare il conto sono le lavoratrici e i lavoratori. Il cambio di gestione porta un agio dell’8% della ditta di intermediazione e questo produce una salita dei prezzi e alla rinuncia di molti esercenti, non disposti ad accettare il buono pasto».

I sindacati parlano di una tempesta in arrivo sulla gestione e l'utilizzo di questo strumento.

«È da tempo - dicono Diaspro, Pallanch e Bassetti - che evidenziamo la necessità di aumentare il valore del buono pasto, di prevedere una convenzione quantomeno dignitosa».

Un'altra azione, sostenuta con forza dalle parti sociali è l'allargamento delle possibilità di scelta. «Tutte le strutture devono usufruire di questo strumento, ma gli appelli restano purtroppo inascoltati e si rincorrono i problemi».

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl tornano a sollecitare un patto per salvaguardare i lavoratori di tutti i settori, compresi quelli delle APSP, che ad oggi non ne usufruiscono, ed il potere d'acquisto, perché un buono pasto di valore dignitoso comporta benefici da più parti, anche nel garantire le convenzioni e nell'opportunità di rafforzare la capillarità delle mense aziendali.

«I ristoranti e le mense - aggiungono Diaspro, Pallanch e Bassetti - aumentano i prezzi per far fronte alle commissioni, la spirale inflattiva è ancora molto forte. Intanto pagano le lavoratrici e i lavoratori, che si vedono erodere il potere d'acquisto da più parti».

I sindacati chiedono di avviare un confronto per affrontare le criticità e trovare soluzioni moderne e sostenibili.

«Torniamo a chiedere di aggiornare il valore, fermo dal 2009. Non ci sono solo necessità delle imprese, i lavoratori non possono essere gli unici a restare con il cerino in mano. Comprendiamo le esigenze delle aziende ma non si può ridurre tutto alla marginalità. Questo strumento è troppo poco competitivo in generale. È evidente la necessità di ristrutturare il buono pasto: rafforzando il valore, introducendo cumulabilità, pasti convenzionati, allargando il perimetro per la consumabilità e adeguandolo al costo della vita e potenziando la capillarità delle mense aziendali. Tutte le parti coinvolte possono e devono avere soddisfazione con ricadute positive anche sul sistema economico e produttivo», concludono Diaspro, Pallanch e Bassetti.

 













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