Bisesti: «Niente rientro in classe il 6 aprile» 

Scuole chiuse per coronavirus. La competenza sulla scuola è della Provincia ma l’assessore osserva: «D’accordo con Roma,qui deciderà la parte scientifica. Un’ipotesi? In aula il 4 maggio»


Gianpaolo Tessari


Trento. I genitori, ma soprattutto i figli, guardano al calendario con, comprensibile, trepidazione. L’ha detto anche la ministra all’istruzione Lucia Azzolina che tornare sui banchi di scuola il prossimo sei aprile non è un’ipotesi percorribile. Ma qui c’è l’Autonomia: «Infatti, spetterà alla giunta ratificare la decisione ma ad oggi non ci sono oggettivamente le condizioni per un ritorno alla normale attività scolastica in classe nel giro di così pochi giorni» osserva Mirko Bisesti che ha la responsabilità del settore scolastico. Se, tirandolo per la giacca, si prova a prefigurare una data per la prima campanella in Trentino l’assessore osserva: «Potrebbe essere il lunedì successivo al ponte del primo maggio, il 4. Una data solo ipotizzata questa per il ritorno in classe, tutti i vari passi verranno fatti in accordo con la parte scientifica, ma prima o poi il Paese dovrà pure ripartire. E ci sarebbe ancora tempo sufficiente per chiudere un anno scolastico che qui da noi, soprattutto per quanto riguarda le scuole secondarie, sta comunque proseguendo con una modalità on line che ci ha costretti ad accelerare. Ma che ora, grazie all’impegno dei protagonisti, insegnanti in primis, sta funzionando bene. Da parte nostra c’è il ringraziamento anche ai professori che si sono trovati a loro volta in una situazione inedita ma che sta permettendo agli studenti trentini di andare avanti » osserva ancora Bisesti.

Una modalità, quella delle lezioni in teleconferenza, che poteva infrangersi contro la difficoltà da parte di alcune famiglie meno abbienti di fornire ai ragazzi la strumentazione per collegarsi con insegnanti e compagni: «In queste ore infatti siamo al lavoro con Trentino digitale per fornire la connessione a chi riceverà i 700 tablet che sono stati messi a disposizione da Fondazione Caritro. Il problema ulteriore, quello di una connessione internet, lo stiamo risolvendo in modo da mettere in pari con i compagni queste centinaia di studenti in difficoltà in queste settimane. Nelle scuole secondarie le lezioni on line sono presenti pressoché ovunque, mentre è comprensibile come (man mano che l’età scende) diventi sempre più difficile fare scuola con questa modalità: mi sono arrivate delle sollecitazioni, per dire, di genitori di bambini di prima elementare che chiedevano questo tipo di insegnamento anche per i loro figli. I maestri in diversi casi mandano degli esercizi ma bisogna considerare che si parla di ragazzini di sei anni» osserva ancora Bisesti.

L’assessore non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di una fine d’anno alla “vogliamoci bene”, di un tutti promossi, maturandi compresi: «Ma non sono io a non volere questa soluzione. Non la vuole nessuno. Non ha mai preso in considerazione questa ipotesi la ministra, ma nemmeno gli insegnanti o i genitori. E onestamente - continua l’assessore - non credo che il “sei politico” farebbe contento chi continua ad impegnarsi, alzandosi comunque la mattina alla sette per seguire 4/5 ore di lezione, interrogazioni comprese, come avviene nel 90 per cento di chi fa scuola in questi giorni. Questo vale anche per la maturità che, sono ragionamenti di queste ore, potrebbe svolgersi con la formula di tutti i commissari interni con il solo presidente esterno».

Si era partiti con una certa diffidenza, qualche sindacato aveva anche puntato i piedi, nei confronti della scuola da impartire on line: «Le critiche al sottoscritto ci possono stare, ma non quelle ingenerose a centinaia di persone che lavorano in Dipartimento, all’Iprase, alla stessa sovrintendente Viviana Sbardella con cui mi sento 20 volte al giorno. Agli illuminati consiglieri che sfornano comunicati di critica rispondiamo, soprattutto ora, con i fatti».













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