L'INTERVISTA herbert dormann candidato svp 

«Alleati con Forza Italia per una Ue non estremista» 

Elezioni europee. Il candidato Svp ha di fatto un seggio “blindato”: «Serve un’Europa politica che possa decidere su temi come immigrazione, politica estera, difesa, agricoltura»



Trento. Herbert Dorfmann si trova nella posizione invidiabile di essere il candidato con la rielezione blindata. Se non riuscisse a ottenere il terzo mandato al Parlamento europeo, sarebbe semplicemente un terremoto politico. Ma anche i più fortunati devono correre, perché lunedì prossimo l’attenzione sul candidato della Svp e sul suo partito riguarderà i voti presi, quelli eventualmente persi, la concorrenza che avranno subito da altri candidati, ad esempio la concorrente diretta Renate Holzeisen (+Europa-Team Köllensperger). «Oggi ho in agenda otto incontri. In tutta la campagna elettorale finora saranno stati duecento», così Dorfmann.

Cinquant’anni, Obmann della Svp di Bressanone, archiviata l’alleanza con il Pd, è stato uno degli artefici dell’accordo con Forza Italia per il collegamento di lista alle europee del 26 maggio. Grazie alla legge elettorale, se nel nordest Forza Italia si assicurerà almeno un seggio, il primo sarà riservato a Dorfmann. Gli basteranno 50 mila voti. È il capolista della lista delle minoranze con Claudia Segnana, Klaus Mutschlechner, Martina Valentincic, Otto von Dellemann e Anna Sonja Plank. Alle europee del 2014 la Svp ottenne solo in Alto Adige 91.736 voti, di cui 70.351 preferenze per Dorfmann.

Lo scandalo austriaco, con la caduta di Strache e della sua Fpö a una settimana dalle europee di domenica 26 maggio. Cosa ne pensa, condizionerà in qualche modo il voto?

Me lo auguro vivamente.

In quale modo?

Spero che le persone capiscano finalmente cosa è accaduto in questi anni. C’è sicuramente una influenza della Russia e di altre forze sulla politica europea. La presunta ereditiera che ha incastrato Strache probabilmente non era russa, ma è sotto gli occhi di tutti che ci sono partiti disponibili ad essere finanziati dall’estero. In cambio di cosa? È inaccettabile.

Le elezioni europee di solito non accendevano gli animi. Questa volta si è creata una polarizzazione, una sorta di referendum sull’idea stessa di Unione europea. Come è andata la campagna elettorale?

Non ho mai incontrato così tanta attenzione. Molte persone seguono attivamente le elezioni, sono informate. Sì, c’è la percezione che questa volta sia in gioco qualcosa di importante.

Quanto saranno forti i partiti sovranisti?

Dipende dalle aree. In alcuni Paesi saranno forti, pensiamo solo alla Lega.

Salvini chiude la campagna elettorale con una controversia eccezionale con la Chiesa: la sua piazza fischia Papa Francesco, mentre il Capitano bacia il rosario, un gesto che provoca a sua volta la reazione del mondo cattolico.

Qualsiasi persona ragionevole direbbe che Salvini sta esagerando. Invita a Milano Marine Le Pen e l’olandese Wilders. Può dire finché vuole che non è un estremista, quel palco dimostra che secondo lui quello è il futuro dell’Europa. Il suo utilizzo dei simboli religiosi è disgustoso, è naturale che la chiesa reagisca.

Nella Svp l’alleanza con Forza Italia ha lasciato mal di pancia.

Siamo nella famiglia del Ppe, è l’alleanza logica, più di quella con il Pd.

Se non ci sarà l’onda sovranista, l’Ue dovrà comunque cambiare?

Serve una vera riforma, una Ue politica, come non c’è mai stata. Gli Stati devono decidere quali sono i temi di pertinenza europea e su quelli cedere poteri. Basta con le chiacchiere dei premier. Come minimo, l’Ue deve ricevere competenze su migrazione, politica estera, difesa e agricoltura. Il presidente della Commissione deve essere un premier, non un coordinatore delle volontà dei capi di governo. FR.G.















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