A passo Valles il custode della neve

Mario Cemin, la memoria delle grandi nevicate, misura lo spessore ogni giorno da 60 anni: «Questo inverno è eccezionale»


di Andrea Selva


PASSO VALLES. A passo Valles (al confine tra il Trentino e il Veneto) la neve è andata fuori scala: c'era un'asta alta 3 metri per misurare la nevicate, ma è finita sommersa pure quella in quest'inverno che si avvia a battere tutti i primati, secondo solo a quel famoso e incredibile 1951 che rimarrà nella storia come l'anno dell'inferno bianco.

Mario Cemin, quasi 85 anni, una vita alla Capanna passo Valles, da sempre prende nota di quanta neve cade. Prima di lui suo padre Enrico. E ora – quando la neve è troppa – capita che mandi i suoi nipoti a prendere la misura. Così nei cassetti del rifugio di famiglia ci sono i quaderni che documentano la neve al Valles, uno dei passi più nevosi per effetto dell'aria di Falcade che – dice Cemin – è molto più nevosa rispetto alla valle di Fiemme.

Di quei quaderni si sono serviti anche gli esperti di Meteotrentino che a Cemin hanno voluto fare i complimenti per la costanza e la precisione. Ma perché si diventa “custodi della neve”? “Prima di tutto si fa per passione” spiega Cemin. “E poi perché la neve si misura con il metro e non con la pancia. Vengono tutti a chiedermi: ma quanta ne è venuta? ma qual è stato l'anno più nevoso? ma quanta ce n'era quell'anno? Allora io tiro fuori i miei quaderni dal cassetto e posso dare una risposta. Mi piace essere preciso, perché se sono scesi quaranta centimetri di neve non si può dire mezzo metro”.

Dai quaderni arriva una certezza: quest'anno è fuori dal comune perché a inizio febbraio – quando in genere le nevicate sono solo a metà – abbiamo già raggiunto le precipitazioni di anni molto nevosi come, ad esempio, il 2008-2009. E poi tre metri di neve al suolo, Cemin a memoria non se li ricorda: “In questa stagione la neve non riusciva nemmeno ad assestarsi che già ne arrivava di nuova”. Ma non chiedetegli com'erano gli inverni di una volta, perché lui scuoterà il capo: “Quassù non è cambiato granché, basta guardare i grafici che fanno vedere l'alternanza di inverni nevosi e inverni secchi più o meno in tutti i decenni”.

Quel 1951 spicca però con i suoi 19 metri di precipitazioni nevose, che sono la somma delle innumerevoli nevicate di quell'anno e non (come crede qualcuno) la neve misurata al suolo, che nei giorni successivi alle precipitazioni si assesta e si scioglie: “E' stato l'unico inverno che non ero qui al passo – dice Cemin – visto che ero a Merano per il servizio militare”. Di quell'anno ricorda però i lunghi periodi di chiusura della strada e l'isolamento nella Capanna illuminata con le candele: “C'era così tanta neve che non si vedeva nemmeno la chiesetta”.

In seguito, mentre la moglie Rina si occupava della cucina del rifugio, Cemin divenne il cantoniere della Provincia autonoma di Trento. Fu lui negli anni Sessanta a cominciare a tenere aperta la strada d'inverno, con una lama metallica montata davanti al motocarro: “Ma funzionava solo per le prime nevicate, poi si fermava perché non aveva abbastanza potenza” dice. Quindi la Provincia mise a disposizione mezzi più potenti e i turisti cominciarono ad arrivare sul Valles anche l'inverno, magari salendo lungo una sola corsia di marcia: “Si viaggiava a ore alterne, un'ora in salita e un'ora in discesa. Ma io scendevo a Falcade senza guardare l'orologio, mettevo una pala in macchina e – se incontravo un'auto proveniente in senso contrario – liberavo una piazzola sufficiente per scambiarci”.

Il “custode della neve”, guarda un po', è nato il 21 marzo e può vantarsi quindi di annotare il tempo che passa contando le primavere. Sono più di quaranta primavera – ad esempio – che non si taglia l'inconfondibile barba. Scuole elementari a Paneveggio (pluriclasse con 10 bambini) ha trascorso la vita sul passo, dove ora sono i figli Angelo ed Ezio con mogli e figlie a mandare avanti il rifugio di famiglia. Se salite lassù, nel tempio della neve, dove il sole che tramonta tinge di rosa il Monte Civetta, vi capiterà di vedere quest'uomo, nonostante l'età, affondare nella neve fino alle ginocchia, aiutato con due bastoncini da neve e accompagnato da Barry, il cane San Bernardo, discendente di una stirpe di cani giganteschi sempre presenti al passo Valles. Proprio lui – Mario Cemin, un passato da sciatore – che quando va al mare entra nell'acqua solo fino alle caviglie: “Mi è capitato di andare a Jesolo oppure a Viserba. Bello, tutto il contrario di qui in montagna, ma non ho mai imparato a nuotare”. Sul passo Valles, fino a prova contraria, saper nuotare non era necessario.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano