Vanno a soccorrerlo in quota: presi a pugni e minacciati  

Il processo. A dare l’allarme alcuni escursionisti che avevano visto una sagoma immobile sulla roccia. Tre uomini del soccorso alpino sono stati medicati e il 30enne è stato denunciato



Rovereto. A dare l’allarme erano stati alcuni escursionisti che avevano visto la sagoma di un uomo immobile su una sporgenza della roccia. Lo avevano chiamato ma senza ricevere risposta. E così avevano dato l’allarme temendo il peggio. Era quindi partita una squadra del soccorso alpino che quando ha raggiunto l’uomo (che stava benissimo) non solo non è stata ringraziata per l’intervento per quanto non richiesto, ma è stata malmenata. E così ora è l’escursionista (30enne originario di Recoaro ma domiciliato a Rovereto) è a processo davanti al giudice di pace vicentino per minacce e lesioni. I fatti risalgono al 4 ottobre di quattro anni fa. Il trentenne era salito in solitaria su una parete del Baffelan, dopo aver lasciato l’auto vicino al rifugio di Campogrosso. Si tratta di una vetta frequentata, con percorsi più o meno impegnativi al confine fra la provincia di Trento e quella di Vicenza. Il giovane era salito, fermandosi su una sporgenza della parete della cima. Alcuni appassionati di montagna, che stavano camminando su un sentiero più in basso, lo avevano notato. Per questo, osservando che non mi muoveva da un po’, lo avevano chiamato, chiedendo se andasse tutto bene. A detta loro, era in una posizione strana, quasi sdraiato, ma in bilico: con il rischio di cadere. Il giovane non aveva risposto. Qualche decina di minuti dopo, vedendolo sempre immobile, si erano spaventati, anche perché continuava a non rispondere. E quindi poteva aver bisogno di aiuto e per questo avevano deciso di dare l’allarme.

Era così partita una squadra del soccorso alpino trentino e quando i 4 soccorritori erano arrivati sotto la parete avevano chiamato a gran voce il giovane, che però non aveva risposto. Si era ipotizzato anche di allertare un elicottero, ma fortunatamente (visto l’epilogo) i volontari decisero di salire a piedi anche perché c’era da lì la possibilità di scendere lungo un pendio meno pericoloso. Quando, dopo l’arrampicata, raggiunsero il 30enne, cercarono di scuoterlo dal suo torpore per capire se stesse male e come intervenire. A quel punto il recoarese ora roveretano si sarebbe messo a sbraitare, urlando e chiedendo di essere lasciato in pace. «Cosa volete? Io non vi ho chiamati», avrebbe gridato. Quindi li avrebbe minacciati di buttarli di sotto, e per dare credito alle sue parole li avrebbe colpiti con calci e pugni. Tre rimasero feriti, in maniera non grave (la prognosi è compresa fra i 3 e gli 8 giorni). Il soccorso alpino avvisò poi le forze dell’ordine, e i carabinieri forestali, qualche tempo dopo, quando scese dal Baffelan per raggiungere la sua auto, identificarono 30enne, che è stato poi denunciato.















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