«Siamo il nuovo perché uniamo»

Valduga, avete lanciato “Idea Rovereto 2020”, una coalizione che è anche una “nuova idea”. Riuscirà a dare slancio a una coalizione che nasce su due mondi per cinque anni contrapposti?Sì. Credo sia...


PAOLO MANTOVAN


Valduga, avete lanciato “Idea Rovereto 2020”, una coalizione che è anche una “nuova idea”. Riuscirà a dare slancio a una coalizione che nasce su due mondi per cinque anni contrapposti?

Sì. Credo sia possibile. Soprattutto ora c’è la concreta possibilità per riuscirci. Sta a noi. Questa è un’idea “nuova” perché queste aree, (riformista, popolare, autonomista e liberale) non sono riuscite in questi anni, a Rovereto, a dialogare all’interno di un perimetro comune. Ora, invece, siamo in tanti ad aver capito che è possibile. E ci mettiamo insieme, riuscendo ad essere centrali.

“Centrali” nel senso che vi proponete come un nuovo “centro”?

No, non nel senso di un centro-centro, ma perché siamo centrali nella società, possiamo rappresentare interamente il “blocco sociale” come si usava dire un tempo: abbiamo pluralità di culture ed espressioni e ci tendiamo le braccia gli uni gli altri.

Voi “civici”, ossia le liste e i sindaci civici, 5 anni fa in Trentino avete cavalcato l’onda populista, vi siete proposti come il “cambiamento”, come rottamatori. Ora cercate di trasformarvi in “popolari” e predicate unità...

Noi abbiamo cercato di ridare centralità al territorio, uscendo dalle logiche dei partiti di allora. Credo che questo percorso, ossia il fatto di andare verso un’esperienza amministrativa solida, concreta, territoriale e avendo chiari i riferimenti ideali di autogoverno e di autonomia, si sia resa ancora più stringente e necessaria con l’andar del tempo. Ed è, di fatto, ciò che - come Civici - avevamo proposto alle provinciali.

Allora andò male. Che cosa è cambiato?

È cambiata una cosa molto semplice: ora sono maturati i tempi. È più chiaro a tanti che è necessario trovare unità. Fa bene al territorio, alla città. Anzi, la territorialità diventa il punto di forza del senso di unità. D’altra parte i partiti che fanno parte di questa alleanza hanno insistito sulla territorialità, sul Trentino. Guardate i nomi: Unione per il Trentino (Upt), Partito autonomista trentino tirolese (Patt), Partito democratico del Trentino (Pdt).

Ecco, il Pdt. Anzi, il Pd. Alla fine è arrivato: ha accolto l’ipotesi di un’alleanza. Ma è stata una vicenda travagliata, molto dura, lascerà degli strascichi...

Non mi aspettavo un’adesione facile, perché si tratta di un partito con una storia importante. Devo dire anzi che, ora che è finita, guardo a questa vicenda con altri occhi: mi accorgo che proprio perché è stata travagliata è la testimonianza di un percorso vero.

Un percorso vero, senza dubbio. Ma non privo di scontri.

Abbiamo aperto un confronto in cui sono venuti a ragionare assieme a noi tanti punti di vista interni al Pd: era comprensibile ci fosse una riflessione. Quel tavolo di confronto non era una riunione carbonara. Era un confronto vero. C’erano rappresentanti di tutte le aree politiche, bisognava vedere se quell’idea stava in piedi non solo astrattamente ma anche nel rapporto fra le persone.

Cioè? Volevate comprendere se potevate capirvi o sopportarvi?

Se potevamo stimarci, perché poi si deve governare assieme. In un governo comunale c’è una tale frequentazione che occorre tanta capacità di stima.

In realtà in molti le hanno chiesto se voleva spaccare il Pd.

No, ho il massimo rispetto dei percorsi e della storia dei partiti come ho appena detto. Credo invece, e insisto a dirlo, che ci sia la necessità di declinare un nuovo modello.

Una coalizione di tutti “contro” i sovranisti leghisti?

No, una forza tranquilla. La nostra cifra deve essere la pacatezza e insieme il senso di responsabilità. Noi, «Idea Rovereto 2020», rappresentiamo ciò che la città può offrire grazie a chi crede nel lavoro di squadra, insieme per unire e per non dividere. Ecco. È questo il punto centrale: c’è chi lavora ogni giorno per dividere, per accendere gli animi, per odiare. Noi lavoriamo per unire, per ritrovare pacatezza, per sollecitare il senso di responsabilità.

C’è chi dice che lei è divisivo.

Perché vogliono smontare ciò che stiamo facendo. La realtà è il contrario. Stiamo già lavorando per unire il tessuto sociale, brani di città urbanisticamente, territori attigui. E in più ora si offre la possibilità di unire ancora di più. Di dare ampio respiro alla città. Contro le divisioni e la disgregazione che quest’epoca ci porta e che Rovereto talvolta ha interpretato, noi puntiamo sull’unione.

Avete unito liste civiche e partiti. Ma la città che vive giorno per giorno nelle associazioni e nel volontariato?

Stiamo puntando tantissimo sulla condivisione di progetti e di partecipazione: dei mondi dei giovani, del volontariato, delle realtà culturali. Perché c’è bisogno di competenza, di responsabilità, di generosità.

Rispetto ai suoi cinque anni al governo della città in questa “idea 2020” dov’è la continuità e in che cosa c’è diversità?

La continuità è nella concretezza dell’azione di governo. La voglia di non annunciare ma di fare. La novità è l’apertura a mondi che non abbiamo intercettato. Ora possiamo più concretamente “fare comunità”.













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