«Le chiese sono vuote ma non lasciamo solo chi ha bisogno di noi» 

Parla il vicario della Vallagarina. Don Sergio Nicolli amareggiato per la grave situazione («In dieci giorni sei funerali, quattro erano frati cappuccini») ma fiducioso e pieno di speranza «Nelle persone c’è voglia di vedersi, di incontrarsi. Quando tutto sarà finito, saremo migliori» 


PATRIZIA BELLI


Rovereto. “Quando tutto sarà finito, saremo migliori.”

Sono parole cariche di speranza quelle di Don Sergio Nicolli, vicario del vescovo per Rovereto e la Vallagarina. Cariche anche di una solitudine mista a responsabilità sono le sue giornate. C'è la tristezza: “In dieci giorni ho celebrato sei funerali, quattro erano frati cappuccini.”

Il tempo della pandemia si sta rivelando formidabile spartiacque tra ciò che è necessario da ciò che, tutto sommato, non aveva grande importanza.

E tra le cose importanti c'è il bisogno di continuare a sentire il senso dell'appartenenza a una comunità umana di fratelli, di fedeli.

Come si fa però, quando mancano i luoghi dell'incontro, quando le chiese sono tutte chiuse?

Siamo in contatto con tantissime persone, per telefono, in video conferenza, con messaggi... Per facilitare i contatti abbiamo attivato Telegram e ci sono più di 200 iscritti.

E cosa vi dite?

Parole di incoraggiamento, di speranza, di sostegno a chi è ansioso, impaurito. È un modo di sentirsi tutti vicini, partecipi d'una unica grande comunità.

E poi?

Siamo in videoconferenza con le 12 coppie del Gruppo dei fidanzati, mentre Cantiere Famiglia (servizio dedicato a chi vive situazioni di difficoltà relazionale ndr) ha naturalmente sospeso gli incontri ma abbiamo attivato un numero telefonico e manteniamo contatti costanti.

Come sta andando? Come è la situazione nelle famiglie?

Diversificata, nel momento dell'isolamento e del pericolo alcune famiglia si ritrovano, si consolidano ma altre no, altre scoppiano, vanno in crisi e noi siamo lì, con loro, per parlare, aiutare, sostenere.

A Rovereto le chiese sono tutte chiuse e si è scelto di non celebrare la messa in video conferenza.

Sì, noi abbiamo invitato tutti i fedeli ad assistere alla santa messa celebrata dal vescovo e ne approfitto per annunciare che sabato ci sarà il messaggio su come vivere la Settimana santa.

Niente cerimonie, matrimoni, comunioni, tutto posticipato ma per i funerali come fate?

Accompagniamo il defunto al cimitero con la preghiera e una breve liturgia.

Don Sergio non lo dice ma si comprende quanto tutti questi vincoli siano faticosi per i pastori delle anime.

In questi giorni per esempio c'è l'isolamento forzato di Don Giuseppe. In canonica vivono in quattro e don Giuseppe che ha l'alloggio al 3° piano, è il cappellano dell'Ospedale dove continua ad andare per portare conforto.

Ci spiega don Sergio che: «Abbiamo dovuto usare tutte le misure precauzionali, come lasciare il cibo fuori dalla sua porta.»

Immagino sia difficile...

Sì, lo è.

Come ha vissuto l'immagine del Papa, quella frastornante solitudine dinnanzi a una piazza vuota come a condividere la solitudine di tutti noi?

Potentissima, straordinaria. Il Papa che si fa carico dei mali del mondo. Indimenticabile.

Cosa ci lascerà questa esperienza? Impareremo a essere migliori? Ci darà una nuova rotta?

Io lo credo. Già ora vedo quanto le persone abbiamo voglia di incontrarsi, di vedersi, di essere parte attiva della comunità. Quanto sia grande il loro senso di responsabilità. Si sta ritrovando il valore della persona e anche il desiderio di abbracciarsi, però...

Cosa?

Ci sarà anche un importante effetto negativo. Ne parlavo con Graziano Manica (presidente del Fondo solidale creato dalla Parrocchia di San Marco e la Caritas ndr.) e insieme ragionavamo che dobbiamo prepararci a sostenere ancor di più il fondo di solidarietà perché quando tutto sarà finito ci sarà maggiore povertà e tante tante persone ci chiederanno aiuto. Dobbiamo farci trovare pronti.















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