L'INTERVISTA Nicole tellaroli pallavolista 

La maturità al Don Milani e poi via, caccia alla gloria 

Il personaggio. Diciotto anni, bresciana, gavetta all’Argentario ma studi a Rovereto dove   ha preso il diploma con una tesina sulla psicologia nello sport. È pronta per una nuova avventura


Anna Maria Eccli


Nicole Tellaroli è un’atleta ormai lanciata verso il futuro. Bresciana di origine (è nata a Gavardo 18 anni fa), è stata per due anni giocatrice dell’Argentario Volley di Trento, studiando, in contemporanea, a Rovereto, all’Istituto don Milani. Ora, diplomatasi con una tesina sulla Psicologia dello Sport, è pronta a lasciare la nostra città e il Trentino per trasferirsi in Abruzzo, dove ad attenderla c’è un’altra squadra di serie B1, la Pallavolo Teatina di Chieti. “Lo sport non è solo benessere fisico – dice – ma insegna valori importantissimi; a rapportarsi col proprio corpo, conoscendone i limiti, a superarli, a essere solidali con i compagni, capaci di sacrificio. Poi, insegna il valore della vittoria e quello della sconfitta”. La intervistiamo poco prima della partenza.

Lei è approdata a Rovereto solamente due anni fa…

Sì, quando sono entrata nella squadra trentina dell’Argentario Volley. Sono stati due anni bellissimi in cui ho maturato sia dal punto di vista sportivo che da quello umano. Porto nel cuore tutte le mie compagne.

È stata dura lasciare la famiglia a Gavardo e venirsene da sola nel Trentino?

Avevo già superato il “battesimo” della lontananza a 15 anni. Giocavo nelle giovanili, quando sono andata a vivere da sola a Bassano del Grappa. Ci voleva molto coraggio: era tutto nuovo e io ero ancora incerta sul da farsi, non sapevo se era il caso di assecondare il mio sogno ed affrontare tanti sacrifici. Ma non volevo rimpianti.

Molti i sacrifici?

Mah, sì, perché devi rinunciare alla tua vita da adolescente, agli amici con cui sei cresciuta… Andare a scuola, studiare e allenarti due ore e mezzo al giorno, per 6 giorni alla settimana.

Quando è nata la passione per la pallavolo?

Mai vista una partita prima, ma in quinta elementare ho seguito agli allenamenti una amichetta. Lei, dopo due anni, ha smesso e io ho continuato.

Qual è il fascino di questo sport?

Credo stia nel fatto che devi auto-motivarti. Non è uno sport di contatto, non devi affrontare fisicamente gli avversari è… come dire? E’ uno sport più rarefatto, meno adrenalinico, di testa. Non contempla “rabbia sportiva”. Ed è lo sport che mi ha salvato dalla pigrizia… io sarei lenta a motivarmi, se non ci fosse lo sprone della partita, della squadra…

Confessi un pregio e un difetto.

Iniziamo dal difetto: sono schietta e con chi mi manca di rispetto non riesco a tacere. Come pregio, direi, sono empatica, soprattutto con le mie compagne. Sono la mia seconda famiglia e una squadra senza legami emotivi non funziona.

Eppure sta lasciando la squadra trentina…

Il sogno è quello di raggiungere la categoria più alta. Non sono sicura di niente, ma ci provo. A Chieti sarò in una squadra di coetanee; la squadra di Trento è un magnifico vivaio, che si dedica a fare crescere i giovani, così in squadra vi sono atlete di 25 anni come di 13.

Come ha passato la clausura da Covid?

A casa, a Brescia. Grazie alla piattaforma digitale Meet ci tenevano tutte in collegamento e facevamo gli esercizi. Eravamo vicine anche se lontane.

Come vivono questo ulteriore allontanamento, i suoi genitori?

Mamma, un po’, non ci dorme, ma sono entrambi orgogliosi, felici di vedermi felice e davvero non so come ringraziarli. Mi hanno sempre spronato a dare il massimo.

Dunque lei si sta avviando a diventare professionista?

Sì, già da quest’anno lo sento come lavoro. Richiede sacrificio, impegno e prevede una ricompensa.

Avrà anche qualche hobby…

Sì, mi piace tantissimo disegnare, la fotografia e… l’arte del deejay, ma non ho tempo per dedicarmici.

Cosa porterà con sé di Rovereto, del Trentino?

La commozione provata sul colle di Miravalle, ai rintocchi della Campana dei Caduti. E porterò con me l’affetto per le persone che ho conosciuto, che mi hanno aiutato. In valigia metterò tutte le 400 foto che ho scattato alla mia squadra trentina. A Chieti le appenderò tutte, una per una, e… mi sentirò ancora a casa.















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