«La ciclabile nel lago è fattibile» 

L’incontro in Rocca. Nella serata organizzata dal Comitato Giacomo Cis l’ingegnere Minoretti ha dato speranza al sogno di realizzare un tunnel sommerso nel Garda. Kaswalder: «La Provincia può dare il proprio contributo» 


Leonardo Omezzolli


Riva. La domanda posta dal Comitato Giacomo Cis per risolvere alcuni tratti della ciclabile del Garda “Facciamo un buco nell’acqua?”, che propone di realizzare un tunnel trasparente immerso nelle acque gardesane, ha avuto una risposta ben precisa: è possibile farlo.

Partecipata e coinvolgente la serata che il comitato ha organizzato in sala della Rocca, giovedì sera, e che ha visto la presenza di Arianna Minoretti, ingegnere capo responsabile degli studi sul ponte di Archimede per l’amministrazione pubblica norvegese. Non un cervello in fuga, definizione che lei stessa non condivide, ma un’italiana che ha seguito l’occasione e l’ha cavalcata in quella che definisce un’Europa scientifica unita.

Che il tema fosse di interesse lo dimostra la presenza, oltre che di alcuni amministratori locali, tra questi il sindaco di Arco Alessandro Betta e il vicesindaco di Riva Mario Caproni e di consiglieri di maggioranza e minoranza arcensi e rivani, anche del presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder e di alcuni amministratori di Brenzone, insieme a giornalisti bresciani e veronesi. L’interesse sulle possibilità che aprirebbe un ponte di Archimede (un tunnel immerso nell’acqua ancorato al fondo con tiranti o piloni o sospeso su pontoni galleggianti) interessa tutto il sistema Garda.

Minoretti ha illustrato il progetto norvegese, molto più imponente di un’eventuale soluzione ciclopedonale lungo la costa gardesana, che permetterà di attraversare i fiordi in immersione attraverso una doppia canna, quattro corsie per le vetture e una sezione apposita per le biciclette e una per i pedoni. «Oggi vi posso mostrare i materiali, le tecnologie e dirvi che i tempi sono maturi - ha spiegato - e che abbiamo tutte le tecnologie per realizzare il ponte di Archimede in sicurezza. Voi dovete calare questa tecnologia in base ai vostri interessi. Da un punto di vista tecnologico e di materiali, e viste le lunghezze e le profondità del Garda, non ci sono problemi per realizzare anche un tubo con vetrate. Bisognerà valutare attentamente tutti i carichi strutturali, dalle onde, al vento, alla caduta massi. Fate fare uno studio di fattibilità da chi se ne intende e così avrete un progetto veritiero da confrontare con altre strutture e soluzioni. È importante - ha poi concluso Minoretti - che progetti così avveniristici abbiano il sostegno di una o più amministrazioni pubbliche lungimiranti».

Il ponte di Archimede potrebbe risolvere il problema del tracciato ciclopedonale nei punti di Corno di Bo’ e della Casa della Trota. La soluzione è piaciuta a Kawalder che l’ha accolta di buon grado: «Da questi confronti nascono soluzioni e idee importanti. Bisognerà studiare l’idea, vedere e valutare i costi e i benefici. La Provincia potrà metterci il proprio contributo se le amministrazioni locali saranno convinte di ciò». Il ponte di Archimede ha anche aperto a nuove possibilità e c’è chi si chiede, come il consigliere di Riva Stefano Santorum, se non sia il caso di pensare a un tunnel per il traffico veicolare e lasciare le gardesane a cicli e pedoni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano